Dobbiamo ammetterlo: non siamo riusciti, neppure con quanti insieme a noi hanno sostenuto le ragioni del Sì, a convincere un numero sufficiente di italiani dell’importanza di questo voto.

Sappiamo che a determinare questo risultato hanno contribuito i tempi contratti della campagna referendaria, il rifiuto di indire un Election Day e una strategia politico-mediatica che a lungo ha tenuto sotto silenzio il tema del referendum sulle trivelle.

Noi crediamo che la partecipazione alla consultazione non debba essere ignorata: anche se non siamo riusciti a raggiungere il quorum, non dimentichiamo che non tutti hanno giocato pulito in questa partita. L’invito all’astensione venuto dal governo rimane una brutta pagina nella storia della nostra democrazia.

Crediamo che Renzi e il suo governo dovrebbero invece ascoltare il segnale che viene dalle urne.

Verificheremo nelle prossime ore il rapporto tra i Sì e i No, ma hanno votato circa 15-16 milioni di italiani, quasi il doppio di quanti votarono nel 2013 per il PD e – come emerge dai primi dati – in maniera massiccia contro le trivelle. Parliamo dunque di una maggioranza nettissima rispetto al voto che ancor oggi legittima la premiership di Renzi.

Un governo attento alla democrazia, all’indomani di un esito referendario come questo, aprirebbe un serio dibattito pubblico sul futuro energetico del Paese.

Noi naturalmente non ci fermiamo qui. Continueremo a batterci per la tutela dei mari e la rivoluzione sostenibile del sistema energetico: l’eliminazione dei combustibili fossili è un obiettivo irrinunciabile se si vuole proteggere il clima e garantire alle prossime generazioni un Pianeta ospitale.
Il nostro primo passo ora sarà dare immediato seguito all’impegno referendario.

La norma che assegna ai petrolieri concessioni senza una precisa scadenza, infatti, viola lo spirito e la lettera della Direttiva 94/22/CE, recepita dall’Italia con D.Lgsl. 625/96, secondo la quale “l’estensione delle aree costituenti oggetto di autorizzazioni e la durata di quest’ultime devono essere limitate”.

Invieremo un atto di denuncia alla Commissione Europea per segnalare questa e altre violazioni che denotano sistematici aggiustamenti delle norme e dei principi del Diritto comunitario a favore degli interessi dei petrolieri.