Dopo aver mietuto premi in numerosi festival internazionali di cinema, arriva oggi nelle sale “La Quinta Stagione”, un film indipendente che non è solo magnetico e pieno di suggestioni visive come dicono i critici. È un concentrato di tematiche ambientaliste come neanche noi che facciamo campagna sui cambiamenti climatici o sulla scomparsa delle api potremmo immaginare.

 

Cosa accadrebbe se la primavera non arrivasse e se il ciclo della natura venisse sconvolto lasciando l’uomo in balia delle sue paure più primitive?

Inquietante affresco apocalittico. La natura all’improvviso e inspiegabilmente cessa di dare i suoi frutti: impossibile seminare, le mucche non danno latte, le api muoiono. E l’uomo allora cosa fa? Si abbrutisce, Homo homini lupus. La solidarietà che caratterizzava un piccolo villaggio delle Ardenne svanisce e tutti perdono la testa fino ad accanirsi anche con un bambino malato.

Film dalle tinte forti, pieno di “cazzotti nello stomaco”, ci mostra che se l’uomo distrugge la natura perde anche il senso di umanità. Non è solo che senza api si perdono i raccolti e si patisce la fame.

La posta in gioco è molto più alta e il film ce lo suggerisce senza sconti, con immagini iconiche che restano impresse nello spettatore. Non c’è lieto fine, ma appena una nota di speranza che non sveliamo per non raccontarvi tutto.

Il film, diretto dai documentaristi Peter Brosens e Jessica Woodworth, è ambientato durante un inverno che sembra non voler mai finire ed è quanto mai attuale, data la situazione climatica che stiamo vivendo. “(… )Il film si svolge in un ipotetico futuro prossimo - spiegano i registi - ma l’ispirazione ci è arrivata proprio dall’osservazione di quanto accade oggi, come la reale scomparsa delle api ovunque nel mondo, l'abuso di fertilizzanti tossici, la crisi del latte”.

Dopo aver rapito la critica  (è stato premiato con il Green Drop Award al Festival di Venezia lo scorso anno!) chissà che non conquisti anche voi.

Gabriele Salari, ufficio stampa Greenpeace