Una tavola da surf e la voglia di conoscere un ecosistema meraviglioso. Questo ha spinto Fortunato Longo, windsurfer professionista, a prendere il suo SUP - una tavola sulla quale si rema in piedi - per attraversare il Circolo Polare Artico, direzione Capo Nord. Il suo racconto, qui di seguito, ci ha dato ancora una volta conferma di quanto l’Artico sia molto di più di quanto possiamo immaginare.

 

“Un viaggio ai confini del mondo, dove lo spazio incontra il silenzio e il tempo batte a ritmo lento.

Un viaggio estasiante, attraverso luoghi magici che vanno oltre l’immaginazione. In cui ogni specie vive in simbiosi, in un unico habitat dai contrasti esaltanti.

Un viaggio tra odori, suoni, luci. Un viaggio che mi ha fatto prima percepire, poi scoprire, infine vivere la bellezza del Circolo Polare Artico. 

Sono partito dalla Finlandia, dopo dieci giorni di preparazione atletica e mentale, e ho viaggiato con il mio SUP gonfiabile legato alla slitta, sempre pronto all'uso. Durante il tragitto ho incontrato renne, volpi, specie endemiche che non saprei ben descrivere. 

A volte mi sembrava di essere nel bel mezzo del cielo, tanto era azzurro e accecante il riflesso della luce sulla neve. Durante il viaggio, riuscivo ad assaporare gli odori selvaggi di quelle terre. Odori spinti da venti che, attraversando i fiordi, sibilavano grotteschi: a volte improvvisando rumori sordi, a volte riproducendo suoni irripetibili, che sembravano provenire da un violino stonato.

Partendo da Alta - in direzione ovest - e navigando alle pendici dei Lerresfijordveien, mi aspettavo ci fosse bel tempo, come indicato dalle previsioni meteo. Ho però ben presto capito che a questa latitudine non ci sono previsioni che tengano, e che i modelli non riescono a tener conto dell'assoluta unicità dei luoghi.

Seguito lungo tutto il tragitto da una barca di appoggio, ho percorso i primi 40 km in otto ore. Il programma prevedeva una tabella di marcia costante lungo questo fiordo. Avremmo dovuto proseguire verso nord-ovest, in mare aperto, per poi raggiungere il punto più vicino a Capo Nord. 

Sarebbe stato stupendo arrivarci così, ma è la Natura a comandare. Lei l'unica sovrana. Il promontorio del Capo è infatti assolutamente inaccessibile: l'unico punto da cui si può salire è a due miglia lato sud-ovest, dove il fiordo sale dolcemente dalla riva rocciosa e, come una collina, si adagia sulla strada, nei pressi del cartello con scritto Nordkapp.

Una forte depressione proveniente da nord mi ha però costretto a ripiegare sui fiordi all'interno, verso il paesino di Repvag, in direzione Honnisvag. Nonostante anche qui ci fosse vento, ho trovato acqua piatta, grazie al riparo fornitoci dal fiordo dalle onde del mare aperto.

 

Così - navigando in queste acque più placide, sotto pioggia e nevischio - dopo altre ventotto ore di navigazione intervallate da momenti di riposo di circa tre ore, sono arrivato nel punto più vicino possibile a destinazione, grazie all'unica baia che mi ha permesso di uscire da quel percorso.

A dividermi dal mio obiettivo, circa 20 km di tundra. Una volta a Capo Nord, con il vento gelido che soffiava impetuoso ad oltre 45 nodi, mi sono sentito improvvisamente appagato. E la stanchezza, per un momento, è scomparsa.

Non mi aspettavo tanto, all'inizio pensavo solo alla fatica e al freddo. Pensavo che sarebbe stato difficile abituarsi a spazi inaccessibili, a cambiamenti metereologici repentini, all'assoluta solitudine.

Col passare delle ore invece ho iniziato a pensare di essere nel posto più bello del Pianeta, così apparentemente incontaminato da lasciarmi senza fiato”

Fortunato Longo