Due giorni fa abbiamo diffuso un video shock che prova i crimini forestali commessi da APP (Asia Pulp and Paper). Il video, oltre alla deforestazione in Indonesia, mostra anche la lenta morte di una tigre di Sumatra ferita e intrappolata in una concessione della multinazionale, peraltro soggetta alle verifiche dell'ente di certificazione forestale PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes).



Ecco. L'ho fatto di nuovo! Ho scritto PEFC! Dimentico sempre che ogni volta che cito lo schema di certificazione forestale più diffuso al mondo mi toccherà poi commentare un delirante comunicato stampa scritto dall'organo di certificazione.

In questo caso l'aspetto più preoccupante del comunicato di PEFC Italia è la scarsa conoscenza del proprio schema di certificazione. Il dott. Antonio Brunori, segretario di Pefc Italia, sostiene che: "non c'è nessun collegamento tra PEFC e le foreste indonesiane incriminate, dove non c'è mai stata certificazione PEFC" ma, come il dott. Brunori dovrebbe oramai aver inteso, Greenpeace non sostiene che il PEFC certifichi foreste in Indonesia, bensì che prodotti certificati PEFC possano essere contaminati da fibre provenienti dalla distruzione delle foreste. Come?

Il problema riguarda tutti i prodotti convenzionalmente indicati dalla dicitura "Mixed sources", ovvero: costituiti da una certa percentuale di fibre certificate (per esempio il 70%) e, per il resto, costituiti da fibre che devono essere "verificate" al fine di escluderne la provenienza da "fonti controverse" e quindi legali. "E qui casca l'asino!", direbbe il protagonista di "Mi manda Picone". Perché un discreto numero di concessioni di APP in Indonesia sono state verificate secondo gli standard del PEFC come fonti non controverse, quindi legali, da SGS(un ente certificatore accreditato dal PEFC).

Mentre scrivo, il nostro fax sta inviando all'attenzione di PEFC Italia il documento di "verifica di legalità" di SGS dell'area dove è morto quel meraviglioso esemplare di tigre di Sumatra, nella speranza che PEFC possa rinfrescarsi la memoria e correggere alcune delle dichiarazioni inaccurate contenute nel loro ultimo comunicato. Questo documento è stato messo a disposizione dei giornalisti interessati.

PEFC Italia sostiene "che la APP ha ottenuto un certificato di tracciabilità per le carte che contengono fibre provenienti da piantagioni che sono certificate PEFC in Cile" questa informazione però non è completa perché se è vero che le fibre certificate PEFC che APP utilizza non vengono dall'Indonesia è altrettanto vero che i prodotti "Mixed Sources" o "Misti" possono contenere anche fibre che provengono proprio dall'area dove è morta la tigre ed essere venduti da APP, con tanto di logo PEFC, in tutto il mondo.

Ogni volta che chiediamo a PEFC di occuparsi del problema loro ci tacciano di essere "falsi", "scorretti", "infamanti", "disinformati" o addirittura di non rispettare il nostro principio cardine:l'indipendenza. E questo non ci sta bene.

Mi auguro sinceramente che PEFC decida di considerare seriamente quanto denunciamo, verificando le nostre informazioni e, perché no?, discutendole con noi. Resta il fatto che quando un consumatore o un'azienda mi chiederà se può fidarsi di una carta "Mixed Sources" verificata dal PEFC, in tutta coscienza, dovrò rispondere: E qui casca l'asino… o - purtroppo come in questo caso - la tigre.

Aiutaci a fermare i crimini forestali. Sostieni Greenpeace!

Chiara Campione,

responsabile della campagna Foreste