Avete presente quello shampoo con cui milioni di madri lavano i capelli dei propri figli perché fa tanta schiuma e promette mai più lacrime?

Ecco, mentre i nostri bambini sono felici in mezzo alla schiuma e senza bruciore agli occhi c’è qualcos’altro che brucia e va in fumo per produrre lo shampoo: le ultime foreste indonesiane. Incendiate e tagliate a raso per fare spazio alle coltivazioni industriali di palma da olio.

Finalmente dopo mesi di trattative abbiamo ottenuto da Johnson & Johnson un impegno a ripulire la propria filiera da olio di palma proveniente dalla deforestazione di uno degli ultimi polmoni del Pianeta. L’impegno prevede cinque punti fondamentali tra cui l’esclusione di olio di palma proveniente da aree recentemente deforestate, promuovere l’approvvigionamento da piccole e medie aziende e l’esclusione di fornitori coinvolti in conflitti sociali. Tutto questo a partire da adesso.

Grazie al nostro lavoro nuove e più sostenibili politiche di acquisto di olio di palma sono state assunte da multinazionali globali come Procter&Gamble, Colgate-Palmolive, L’Oreal, Ferrero, Unilever e adesso anche Johnson&Johnson. Com’era prevedibile alla fine questa nuova tendenza di mercato si è estesa anche ad alcuni dei più importanti  produttori indonesiani e a distributori come GAR e Wilmar.

Se è vero che queste sono ottime notizie è vero anche che non abbiamo ancora trovato la ricetta perfetta per garantire “niente più lacrime” alle comunità locali, gli ultimi oranghi del Borneo e le tigri di Sumatra la cui sopravvivenza dipende da quelle foreste. L'attuazione di queste politiche lungimiranti infatti, richiede un sacco di lavoro da parte delle aziende che dovranno sviluppare sistemi di tracciabilità e controllo piuttosto complessi.

Dal lancio della nostra Tiger Challenge solo il gruppo Pepsico (produttore di marchi come Pepsi, Lay’s e Doritos) rimane sordo alle richieste di centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate on-line per chiedere all’industria di cambiare rotta.

Se P&G , J&J , Colgate, Mars, Ferrero e Kellogg manterranno i loro impegni, i produttori che continuano a convertire foreste vergini in piantagioni industriali non avranno più a chi vendere. Rischiano di perdere contratti milionari e qualche lacrima. Ma vedrete che gli passerà.

Le scelte di aziende come J&J dimostrano che è possibile produrre olio di palma mantenendo sia i benefici economici, sia la salute e la biodiversità delle foreste torbiere indonesiane.

Noi continueremo a tenere gli occhi aperti e lavorare con l' industria dell'olio di palma fino alla fine della deforestazione e dello sfruttamento sociale.

Quando questo accadrà "Niente più lacrime” sarà uno slogan che potremo usare trasversalmente per tutti (a prescindere dalla specie).

Chiara Campione - Responsabile Campagna Foreste