Una violenta grandinata, autostrada, tornanti e in poche ore il verde urbano è mutato in un paesaggio di montagna. Un giovane capriolo, sul ciglio della strada, ha accolto il nostro arrivo al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria.

Abbiamo subito fatto un briefing sulle attività previste per il giorno successivo con la guida del Club Alpino Italiano, sezione di Foligno, che ha definito la durata e il grado di difficoltà dell’escursione. Obiettivo: prelevare campioni di acqua dal lago di Pilato e di neve dal circo glaciale di Monte Vettore, per verificare la presenza di PFC (perfluorurati), seguendo il protocollo scientifico previsto dal progetto Detox Outdoor.

Suddivisi tra gli zaini i materiali per il campionamento, la mattina seguente, carichi ed energici, siamo partiti all’alba verso la nostra meta: il massiccio del Monte Vettore. Il paesaggio mozzafiato, man mano che aumentava l’altitudine, ha reso l’escursione sempre più piacevole, sebbene faticosa. Terminata la salita nella faggeta si sono aperte le praterie montane caratterizzate da orchidee, genziane e tante altre specie botaniche rare dai colori sgargianti. Dai crepacci della montagna scendevano lunghe lingue di neve ghiacciata. Di fronte all’imponente catena montuosa ho pensato all’impegno di tutti i team di Greenpeace che in quel momento stavano compiendo simultaneamente spedizioni in altri sei luoghi remoti del mondo:  Torres del Paine (Cile); i Monti Altai (Russia); i Monti Haba, nella regione dello Shangri La (Cina); i Monti Tatra (Slovacchia); i laghetti di Macun (Svizzera) e Treriksroset, al confine fra Svezia, Finlandia e Norvegia.

Giunti in vetta, dopo circa tre ore di cammino, il campaigner Toxic, aiutato da un volontario – uniche due persone autorizzate ad avvicinarsi alle rive del lago di Pilato – hanno proceduto ai campionamenti. Questo specchio d’acqua, Sito di Importanza Comunitaria, ospita un piccolo crostaceo, il Chirocefalo del Marchesoni, unico nella sua specie, che deposita le sue uova sulle rive e tra le rocce in secca; pertanto è assolutamente vietato avvicinarsi alle sponde del lago.

Successivamente ci siamo spostati sul versante sovrastante, per raggiungere i nevai e fare altri campionamenti.

I perfluorurati (PFC) sono sostanze chimiche usate nella filiera tessile, inclusa la produzione di abbigliamento outdoor, per la loro capacità di rendere i tessuti idrorepellenti e resistenti alle macchie. Purtroppo sono anche molto persistenti nell’ambiente naturale. Trovare questi contaminanti organici in aree così remote costituirebbe un indizio importante: come possono giungere i PFC in questi ambienti così remoti? Trattandosi di sostanze molto volatili, potrebbero provenire dall’abbigliamento degli escursionisti o anche dal ciclo dell’acqua. Faremo analizzare i campioni nei prossimi mesi per sapere se questa ipotesi è corretta. Anche se in cuor nostro tutti noi speriamo vivamente di non trovarne traccia.

Abbiamo camminato per ore in un ambiente incontaminato, senza mai imbatterci in una sola traccia visibile di inquinamento, e speriamo di non trovare traccia neanche di PFC sui Monti Sibillini. Se ci mobiliteremo in tanti nei prossimi mesi, insieme possiamo davvero raggiungere l’obiettivo #DetoxOutdoor!

Flavia - Volontaria GL di Roma