La buona novella di fine 2016 è che Obama e Trudeau, Presidenti di Stati Uniti e Canada, si sono impegnati congiuntamente per la protezione dell’Artico. In gran parte di questi territori saranno vietate ora le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Obama, ormai agli sgoccioli della sua presidenza, è andato anche oltre, escludendo airgun e trivelle da una bella fetta della costa atlantica statunitense: il "divieto permanente di trivellazione" interessa il 98% delle acque federali dell'Artico, ben oltre 465 mila chilometri quadrati.

Milioni di persone in tutto il mondo hanno sostenuto la campagna di Greenpeace per la protezione dell’Artico, un ecosistema unico, ricco di diversità biologica e di importanza fondamentale per la regolazione del clima del pianeta. Nell’Artico vivono oltre 20.000 specie animali e i ghiacci artici - riflettendo i raggi solari - ci proteggono da un ulteriore riscaldamento planetario. Distruggere la calotta artica (e antartica) è un po’ come bucare l’ombrellone sulla spiaggia e poi lamentarsi per le scottature.

Con il ritirarsi dei ghiacci, avanzano le pretese delle compagnie petrolifere ma anche dell’industria della pesca che possono finalmente accedere ad aree prima precluse: speriamo che le misure decise da Stati Uniti e Canada siano utili a fermare questo scempio. Ovviamente, il primo pensiero è alla prossima amministrazione statunitense visto che il Presidente eletto Trump si è sempre schierato per i petrolieri e contro la difesa del clima. Vedremo se vuole schierarsi adesso anche contro quei milioni di cittadini in tutto il mondo, e le comunità indigene dell’artico statunitense e canadese, che per la loro terra, e la nostra Terra, hanno in mente qualcosa di meglio che il catrame e la distruzione promessa dalle trivelle.

Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia