Buone notizie. Per la flotta baleniera del Giappone questa potrebbe essere la spedizione più breve degli ultimi vent'anni. Il Ministero della Pesca giapponese sta infatti decidendo se fermare la spedizione partita lo scorso 2 dicembre, per uccidere 850 balenottere minori nel Santuario dei Cetacei dell'Oceano Antartico.

L'argomento utilizzato? La violenza delle azioni degli ambientalisti. Circostanza difficile da verificare, ma ci sono altri fatti che lasciano sperare in una chiusura anticipata della stagione di caccia.

La flotta baleniera, che di solito parte nella prima metà di novembre, ha preso il largo in forte ritardo, con effettivi ridotti e soprattutto senza poter contare sulla  Hiyo Maru, la nave che a metà stagione porta in Antartide i rifornimenti di carburante. Morale: invece dei soliti quattro mesi scarsi, era più che prevedibile (e previsto) che i balenieri resistessero solo due mesi o poco più. Se fate i conti dal 2 dicembre a oggi, vedete che ci siamo.

La flotta baleniera è stata sostanzialmente dimezzata grazie alla risonanza mediatica che ha avuto in Giappone il processo a Junichi Sato e Toru Suzuki, due attivisti di Greenpeace condannati ad un anno di prigione per aver smascherato il contrabbando di carne di balena realizzato dai solerti balenieri.

Per la prima volta, l'opinione pubblica giapponese si è resa conto di quel che succede (la caccia baleniera in Giappone è sempre stata un tabù per i mezzi d'informazione) e chiede ora con forza di far finire questa follia. L'annuale spedizione del Giappone, pagata con le tasse dei contribuenti, continua a far arrivare sul mercato prodotti che nessuno vuole: nei frigoriferi ci sono oltre 5.700 tonnellate di carne di balena invendute che avrebbero dovuto finanziare la caccia.

Alessandro Giannì

(direttore delle Campagne)