Cosa spinge uomini e donne provenienti da tutto il mondo ad imbarcarsi per mesi, dedicando parte della propria vita alla salvaguardia del mare e alla difesa del nostro Pianeta?

È una domanda che mi sono sentito fare diverse volte nella settimana in cui ho vissuto a bordo della Rainbow Warrior, tra luglio e agosto del 2014. Una domanda posta direttamente alla crew da decine tra le migliaia di persone che hanno visitato la nave simbolo di Greenpeace in quei giorni, da Capodistria a Brindisi, passando per Trieste e Venezia. Una domanda spontanea, non scontata, la cui risposta è tanto semplice quanto illuminante.

L’amore per il mare, per quello che significa per tutti noi. Per la sua bellezza, pari solo alla sua importanza.

Un amore pronto a trasformarsi in determinazione nel momento in cui bisogna entrare in azione, come accaduto proprio in quei giorni al largo di Vasto, durante una protesta pacifica organizzata presso la piattaforma petrolifera Rospo Mare B, per affermare che l’Italia non è un Paese per fossili. Per ribadire che il nostro futuro deve essere all’insegna dell’energia pulita, rinnovabile. Per difendere proprio il mare da chi lo viola e lo minaccia quotidianamente e per salvaguardarlo da chi vorrebbe svenderlo ai petrolieri, trasformando il nostro oro blu in una distesa di trivelle.

Un amore percepibile però soprattutto nei momenti in cui la navigazione è calma e a prendere il sopravvento sono i suoni tranquillizzanti del mare, splendida colonna sonora di alcuni tra gli attimi più intensi vissuti durante quella settimana sulla Rainbow Warrior.  

Momenti raccontati in “They are sailors”, documentario realizzato dal regista Pietro Borzì e prodotto da Wired Italia. Cortometraggio presentato in anteprima lo scorso dicembre a Bologna durante DocUnder30, festival arrivato all’ottava edizione e che promuove i film dei giovani autori italiani.

“Loro sono marinai”, i nostri Guerrieri dell’Arcobaleno

Felice Moramarco - Press officer Greenpeace Italia

 

Guarda il trailer

 

Firma la Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili