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Enel: invece di rispondere sui contenuti vuole di nuovo censurarci

News - 9 novembre, 2012
Enel torna a minacciarci legalmente con una diffida e annuncia nuove azioni in sede civile e penale. Il motivo, questa volta, è "Uno al giorno" , il cortometraggio lanciato ieri che denuncia gli impatti sanitari della produzione elettrica col carbone della multinazionale italiana.

venerdì 9 novembre 2012

Ancora una volta Enel reagisce alla nostra campagna di informazione chiedendo di censurare il sito web di Greenpeace. È l'atteggiamento arrogante di chi non sa rispondere sui contenuti mentre fa profitti utilizzando la fonte più sporca, il carbone, scaricandone i costi ambientali e sanitari sui cittadini.

Con questo progetto cinematografico diretto da Mimmo Calopresti che ha visto la partecipazione di attori come Haber, Briguglia, Ceccarelli e Quartullo abbiamo voluto evidenziare le "due anime" dell'azienda: che produce anche energia verde, ma fa grandi profitti col carbone dal quale viene il 41% della sua produzione elettrica in Italia. Dire questo, secondo i vertici di Enel, è calunnia.

 

La lettera di diffida di Enel:




Enel vuol rimuovere il cortometraggio di Calopresti, perché ritenuto "calunnioso, diffamatorio e lesivo". Ma i contenuti sono gli stessi del sito del quale era stata chiesta la chiusura a luglio, e che il Tribunale Civile di Roma non aveva invece censurato con motivazioni molto chiare: "il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è conforme a verità…".

Ricapitoliamo la questione:

  1. le emissioni da carbone provocano un impatto sanitario valutabile, secondo il modello utilizzato dall'Agenzia Ambientale dell'Unione Europea, in un certo numero di "morti premature";
  2. Greenpeace ha commissionato un rapporto a un istituto indipendente per valutare l'impatto delle centrali Enel. Il rapporto prima della pubblicazione è stato presentato a Enel. I risultati sono di oltre 360 casi all'anno sui dati di emissione 2009. Nel frattempo la produzione da carbone di Enel è aumentata;
  3. Enel è il principale produttore di elettricità da carbone in Italia e vuole costruire altre centrali a carbone. Greenpeace chiede di non farlo e di prevedere una progressiva riduzione dell'uso di carbone.

Come si legge nella lettera, Enel parla di "grave violazione dell'impegno da Voi assunto […] di interrompere la campagna gravemente diffamatoria nei confronti di Enel". Greenpeace non ha mai affermato in nessuna sede di voler sospendere questa campagna nei confronti di Enel. Andremo avanti fino a quando l'azienda non risponderà alle nostre richieste.

Greenpeace chiede a Enel:

La cancellazione di nuovi progetti di centrali a carbone, il dimezzamento della produzione elettrica da carbone entro il 2020 e l'azzeramento al 2030, con un contestuale sviluppo di fonti rinnovabili e pulite.



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