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I venti mega pescherecci che distruggono la vita dei nostri mari

1 commento
News - 4 novembre, 2014
Come denunciato nel nostro nuovo report “Monster Boats, flagello dei mari”, venti mega pescherecci europei sono tra i maggiori responsabili dell’impoverimento dei mari, in quanto utilizzano metodi di pesca distruttivi come i FAD (sistemi di aggregazione per pesci) o le reti a strascico di profondita’ ed esportano la pesca eccessiva in tutto il mondo, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’ecosistema marino

Un problema globale e dalle conseguenze allarmanti, che non può essere più ignorato dai governi europei. Secondo la FAO, il 90 per cento degli stock ittici mondiali sono pienamente o eccessivamente sfruttati. Nel Mediterraneo, il 96 per cento delle specie di fondale è soggetto a sovrasfruttamento, mentre per stock come la sardina e l’acciuga, la percentuale è pari o superiore al 71 per cento.

Per identificare questi venti Monster Boat e stilare il nostro nuovo report abbiamo utilizzato una serie di criteri come: la capacità di pesca e di stoccaggio a bordo dei pescherecci, il livello di distruttività degli attrezzi utilizzati, gli impatti ambientali e socio-economici delle attività di pesca, il coinvolgimento in attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) o in altre attività sospette.

Questi “eletti” della pesca industriale si stanno arricchendo a danno dei nostri mari e dei pescatori artigianali, mettendo in pericolo l’ambiente marino e la vita delle popolazioni che da esso dipendono. E lo fanno utilizzando trucchi e scappatoie che gli consentono di aggirare le regole e le normative esistenti, come ad esempio cambiare identità o bandiera ai loro pescherecci, utilizzare compagnie di facciata o paradisi fiscali.

 

Un fenomeno che interessa direttamente anche l’Italia. Infatti, nonostante la flotta italiana non abbia pescherecci così grandi e potenti, alcuni dei “Monster Boat” in questione pescano tonno che potrebbe arrivare anche nelle nostre scatolette. Txori Argi, Albacora Uno e Albatun Tres (uno dei tre più grandi pescherecci a circuizione del mondo) sono di proprietà rispettivamente delle spagnole INPESCA e Albacora S.A., che hanno rifornito importanti marche di tonno in scatola presenti nel nostro mercato.

Ogni volta che si acquista una scatoletta di tonno catturato da questi mega pescherecci si contribuisce inconsapevolmente a svuotare i nostri mari e i nostri oceani. Le compagnie che producono tonno devono cambiare politiche di approvvigionamento, scegliendo i propri fornitori in base ai metodi di pesca che utilizzano, abbandonando quelli distruttivi a favore invece del tonno pescato in modo sostenibile.

E i governi devono agire subito. Per questo chiediamo loro di eliminare l’eccessiva capacità di pesca e di favorire la pesca artigianale che ha un basso impatto sull’ambiente, mettendo in pratica quanto previsto dalla nuova Politica Comune della Pesca.

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1 Commento Aggiungi commento

fiordaliso ha detto:



Basta allo sfruttamento eccessivo del fondale marino!


I mari di tutto il mondo vanno tutelati per salvagua...

Posted 11 novembre, 2014 a 17:56 Segnala un abuso Reply

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