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Quanti altri incidenti nucleari per cambiare strada?

News - 12 marzo, 2011
Incidente nucleare presso la centrale di Fukushima. Quanti altri casi come questo sono necessari per capire che i reattori nucleari sono intrinsecamente insicuri? L'industria nucleare ci racconta che fatti di questo genere non possono più succedere nei reattori moderni, e invece oggi il Giappone è nel pieno di una crisi nucleare con conseguenze potenzialmente devastanti.

Ultimi aggiornamenti:

 

La centrale di Fukushima in Giappone (2009)

ore 12.30 - A proposito delle notizie diffuse dall'azienda elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co (TEPCO) sull'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, il responsabile della campagna nucleare di Greenpeace International, Jan Beranek, dichiara che: “Qualunque rilascio di radioattività nell'atmosfera pone rischi per la popolazione dell'area interessata. Il fatto che il reattore nucleare di Fukushima stia rilasciando radioattività in conseguenza di una fusione del nocciolo, o che sia stato deliberatamente deciso di rilasciare gas radioattivi in atmosfera, significa comunque che tutte le protezioni fisiche che avrebbero dovuto isolare la radioattività dall'ambiente hanno fallito”.

 

ore 12.55 Secondo i dati resi noti dopo l’esplosione, nell’area della centrale una persona può assorbire in una sola ora una quantità di radioattività pari alla dose massima prevista per un anno.

 

ore 13 - Se l'obiettivo immediato è quello di mettere la popolazione in sicurezza per minimizzare l'esposizione alle radiazioni, è necessario prendere atto che i reattori nucleari sono sempre vulnerabili a una combinazione di rischi legati a eventi esterni come i terremoti, errori umani o difetti progettuali.

 

Greenpeace chiede una progressiva chiusura di tutti i reattori commerciali che oggi è possibile perché scenari basati al 100 per cento su fonti rinnovabili e aumento dell'efficienza energetica sono tecnologicamente fattibili ed economicamente possibili. Tanto è vero che anche l’Unione Europea li sta prendendo in considerazione.

 

ore 13.05 Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, commenta: “Chi propone il ritorno al nucleare in Italia dovrebbe riflettere sulla irresponsabile leggerezza con cui sta procedendo. Dalla barzelletta del professor Umberto Veronesi, che dormirebbe con le scorie in camera da letto per tranquillizzare i cittadini che è chiamato a proteggere dalle radiazioni, alle esibizioni di Chicco Testa che continua imperterrito a spargere comunicazione ingannevole in tutti i media. È ora di finirla di trattare questo tema in modo così poco serio: l'Italia non ha alcun bisogno di tornare al nucleare, deve invece puntare sulle energie rinnovabili. Proprio il contrario di quanto sta facendo il Governo, che ha deciso di distruggere questa prospettiva”.

 

ore 17 - Dalle ultime notizie apprendiamo che l’incidente al reattore giapponese di Fukushima avrebbe rilasciato elementi radioattivi incluso il Cesio-137 e che un aumento dei livelli di radioattività è stato rilevato nei pressi dell’impianto. “Siamo vicini alla popolazione giapponese - afferma Jan Beranek, responsabile della Campagna nucleare di Greenpeace International - che sta affrontando anche la minaccia di un disastro nucleare, oltre a un devastante terremoto e al conseguente tsunami. Le autorità devono concentrarsi nel salvataggio delle persone e nell’evitare ulteriori rilasci di radioattività.”

 

ore 17.15 - Gli sviluppi dell’incidente appaiono lontani dall’essere chiari. Quello che sappiamo è che la contaminazione da Cesio-137 pone un rischio sanitario per chiunque venga esposto ed è il radioelemento che sta causando il maggiore impatto sanitario dall’incidente di Cernobyl, poiché può rimanere pericoloso nell’ambiente e nella catena alimentare per trecento anni.

 

“Il reattore di Fukushima rimane ancora a rischio di fusione del nocciolo”, continua Beranek: “Questo potrebbe creare una nuvola di Iodio-131 che può elevare i livelli di radioattività sia sulla popolazione che sull’ambiente per decine di chilometri. Anche solo chiedendo alla popolazione di rimanere chiusi in casa il governo può ridurre i rischi di un fattore da 2 a 5”.

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