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Una corsa per salvare il clima

News - 30 settembre, 2008
Sveglia alle 3 del mattino, domenica scorsa, per gli attivisti di Greenpeace che - con bandiere e striscioni contro il carbone e a favore dell'eolico - hanno "accompagnato" gli atleti nella gara "Porte di Pietra". La prima in assoluto con il bollino 'carbonzero'. Se non si blocca la costruzione di nuove centrali a carbone, le emissioni di gas serra nel mondo aumenteranno del 60 per cento entro il 2030. Uno scenario drammatico per il clima!

"Porte di Pietra", una corsa per salvare il clima.

La gara "Porte di Pietra" è partita da Cantalupo Ligure, in Val Borbera al confine con la Liguria, attorno alle quattro del mattino. Gli oltre 300 atleti - tra cui anche il testimonial di Greenpeace, Francesco Galanzino - hanno coperto circa 70 chilometri. Ha tagliato per primo il traguardo l'argentino Pablo Barnes, che ha percorso i 70 km in poco meno di otto ore. Il vincitore del 2007, tra i maggiori campioni italiani della disciplina "trial running", Marco Olmo, è invece arrivato terzo. Tra le donne, la vittoria è andata a Virginia Oliveri.

Gli atleti hanno corso in piena autosufficienza alimentare. E proprio di autosufficienza energetica avrebbe bisogno l'Italia. Il carbone non è una risorsa del nostro Paese perciò non ci renderà indipendenti dall'estero. L'unica strada è puntare sulle fonti presenti sul nostro territorio: vento, sole, geotermico e biomasse sostenibili.

La decisione di appoggiare quest'iniziativa in Liguria non è casuale, visto che la regione è uno dei maggiori poli di utilizzo del carbone in Italia, con ben tre impianti sul suo territorio. Le centrali a carbone di La Spezia, Genova e Vado Ligure hanno prodotto oltre 9 milioni di tonnellate di CO2 nel 2007, pari a quanto emesso dagli interi settori di carta, vetro e ceramica in Italia nello stesso anno. Occorre ricordare, inoltre, che circa il 45 per cento dell'energia prodotta in Liguria viene esportato.

È scandaloso che nel centro di Genova sia ancora funzionante una centrale a carbone del 1921.

Impianti obsoleti come quello della Lanterna dovrebbero essere chiusi al più presto, ed è impensabile aspettare fino al 2020. È possibile invece sostituire la potenza della Lanterna con fonti pulite, come nel caso del progetto eolico nel porto di Genova o l'apertura di un polo per il solare fotovoltaico a Ferrania. Questa è la giusta direzione.

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