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Il nucleare non serve. La risposta di Greenpeace a Moore.

Greenpeace risponde sul Corriere della Sera
alle recenti dichiarazioni di Patrick Moore sul nucleare

News - 20 aprile, 2006
Alcuni giorni fa, sulle pagine del "Washington Post" è stata pubblicata un'intervista nella quale uno dei fondatori di Greenpeace, Patrick Moore, si pronunciava a favore dell'energia nucleare, indicandola come l'unica fonte di energia in grado di salvare il nostro pianeta dalla catastrofe del cambiamento climatico.

Una foto storica. Alcuni degli attivisti che presero parte alla prima missione di Greenpeace contro i test nucleari condotti a largo delle coste canadesi. Patrick Moore, che ha contribuito a fondare Greenpeace, ma che non fa più parte della associazione dal 1985, è il primo a sinistra.

Le dichiarazioni di Moore hanno fatto il giro del mondo. In Italia sono state anche riprese dal Corriere della Sera dello scorso 19 aprile. La posizione di Moore non è però quella di Greenpeace, che continua invece a essere contraria al nucleare e che proprio ieri ha organizzato a Roma, insieme a WWF e Legambiente il convegno "Cernobyl vent'anni dopo. Per un futuro sostenibile e senza nucleare". Pubblichiamo di seguito la risposta di Donatella Massai, Direttore generale di Greenpeace Italia, apparsa anche sul Corriere della Sera di oggi, per chiarire in maniera definitiva la nostra posizione.

Moore ha lasciato Greenpeace nel 1985. Da allora ha sostenuto tesi diverse, dall'infiltrazione comunista tra gli ambientalisti alla difesa dei generali argentini (tanto "la gente viene uccisa ovunque"). Da ventuno anni viene finanziato dalle industrie del legname e del nucleare. Ci si chiede dov'è la notizia se finisce poi per affermare che le foreste vanno tagliate a raso o che solo l'energia nucleare può salvare il pianeta. Nella sua attività, connotata dall'ossessione per Greenpeace - questa sì, materia d'interesse per psicanalisti - Moore semina informazioni false, alcune delle quali già corrette nell'articolo. Non è vero, quindi, che il nucleare sia conveniente. Al contrario, come dimostrano persino le stime del Dipartimento dell'energia Usa, costa almeno il 25 per cento in più del carbone e del metano. Ed è più costoso anche dell'eolico, la fonte energetica in maggior crescita. Non a caso, d'altra parte, l'amministrazione americana prova a rilanciare il nucleare con i sussidi governativi, un vero paradosso per l'economia formalmente più liberista del pianeta. A più di sessant'anni dall'inizio dell'era atomica, inoltre, nessun paese al mondo ha trovato una soluzione definitiva per smaltire le scorie nucleari. Quanto all'idea di recuperare energia dalle stesse scorie - plutonio o uranio "non bruciato" - dopo il costosissimo fallimento del Superphénix francese [ ma italiano al 33 per cento ] nessuna persona assennata la propone più

Donatella Massai
Direttore generale di Greenpeace
Italia

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