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Marea nera: un disastro incalcolabile!

News - 30 aprile, 2010
L'esplosione e l'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico ha in pochi giorni causato una catastrofe ambientale. Un nostro team è immediatamente arrivato sul posto per monitorare il disastro.

La marea nera nel Golfo del Messico, causata dall'incidente della Deepwater Horizon di proprietà della Beyond Petroleum.

Undici persone sono rimaste uccise giovedì scorso nell'esplosione che ha rilasciato in mare una quantità imprecisata di petrolio. Il sistema di blocco automatico, che avrebbe dovuto arrestare il flusso in caso di incidente, non ha funzionato!

Ora grossi pericoli corrono le sei specie di balene presenti nell'area, il tonno rosso e le quattro specie di tartarughe marine che in questo periodo si riproducono proprio in quel mare. Il nostro team è al lavoro per monitorare le conseguenze dell'incidente. Abbiamo già diffuso in tutto il mondo le foto che documentano la marea nera.

La piattaforma Deepwater Horizon è di proprietà della Beyond Petroleum, ex British Petroleum. Ha cambiato nome qualche anno fa attraverso un'abile operazione di greenwashing.

Ma la tragedia in Luisiana è solo l'ultimo caso. Già nel 1979, una piattaforma per esplorazioni petrolifere della compagnia messicana "Ixtoc I" era esplosa nel Golfo del Messico: causò il più grave sversamento di petrolio in mare (quasi mezzo milione di tonnellate di petrolio) e ci vollero oltre nove mesi per chiudere il pozzo esploso. Il Messico rifiutò di pagare indennizzi agli Usa ma si dovettero evacuare migliaia di piccole tartarughe di Kemp (specie in via di estinzione) nate sulla spiaggia di Rancho Nuevo per salvarle.

Anche il Mediterraneo corre gli stessi rischi (in particolare Adriatico e Canale di Sicilia) oggetto sempre più spesso di permessi di ricerca offshore. Il disastro della Deepwater Horizon, il massimo della tecnologia delle esplorazioni petrolifere, li ha smascherati.

Decenni di maree nere non ci hanno insegnato niente: in Italia, il Governo continua a rilasciare autorizzazioni a valanga, soprattutto in Adriatico e, da ultimo, anche al largo delle Isole Tremiti. Bisogna avviare una decisa rivoluzione energetica che consentirebbe di liberarci dalla schiavitù del petrolio e raggiungere una maggiore indipendenza energetica, creando nel frattempo migliaia di posti di lavoro.

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