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Porto Tolle. Nuova perizia contro il carbone

News - 16 aprile, 2009
Le rassicurazioni di Enel sulla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle sono del tutto inconsistenti. Esistono gravi lacune sulla stima degli impatti per l'ambiente. Lo dimostra la nuova perizia della Procura della Repubblica di Rovigo.

Attivisti di Greenpeace in azione a Porto Tolle per dire no al carbone e chiedere all'Enel e al Governo impegni concreti per ridurre le emissioni di CO2, rispettare gli obiettivi di Kyoto e investire seriamente sulle fonti rinnovabili .

Continuiamo a ribadire, insieme alle altre associazioni ambientaliste, che la scelta di Enel mira unicamente a massimizzare il proprio profitto utilizzando il combustibile più economico e più sporco oggi esistente sul mercato, in deroga alle leggi esistenti per la tutela dell'ambiente. Enel continua a ignorare le valide alternative per una conversione più pulita dell'impianto.

Il nuovo documento della Procura, consegnato al Ministero dell'Ambiente, conferma che rispetto a tutti i parametri ambientali considerati - l'emissione di inquinanti in atmosfera, l'impatto della logistica e la produzione di rifiuti - la soluzione a carbone è inequivocabilmente peggiorativa. Il carbone rimane la scelta più onerosa per il delicato equilibrio del Parco Naturale del Delta del Po.

Ecco i punti critici evidenziati dallo studio della Procura:

- Enel ha omesso di quantificare i carichi degli inquinanti in acqua, senza prevedere di aggiungere alcun dispositivo per la rimozione dalle emissioni in atmosfera del mercurio e di altri metalli altamente nocivi;

- Enel ha viziato la stima degli impatti sull'ambiente provocati dalle oltre 3000 chiatte necessarie ogni anno al trasporto del carbone per la centrale. Sono state sottostimate anche le emissioni della ciminiera;

- Enel non ha preso in considerazione valide alternative al carbone, con cui si potrebbero minimizzare gli impatti per il Parco Naturale. Rispetto al carbone anche l'olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo risulta una scelta più razionale in quanto implicherebbe minori spese per l'adeguamento dell'impianto ed eviterebbe il transito delle oltre 3000 chiatte lungo i canali del delta riducendo le emissioni di sostanze inquinanti.

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