Questo sito utilizza cookie tecnici propri per migliorare la tua navigazione e cookie di terze parti per analisi statistiche e condivisione dei contenuti. Procedendo con la navigazione acconsenti all'uso di tutti i cookie. Per saperne di più clicca qui.

Unicredit. Marcia indietro sul nucleare bulgaro

Greenpeace convince Unicredit a non investire su Belene

News - 20 ottobre, 2006
Il gruppo Unicredit e la Deutsche Bank ritirano la partecipazione alla gara per finanziare i due reattori nucleari nei pressi di Belene in Bulgaria. La denuncia di Greenpeace - è un azzardo investire sulla costruzione di impianti nucleari obsoleti in una zona sismica - ha avuto i suoi effetti!

I volontari di Greenpeace hanno distribuito un volantino davanti alle filiali Unicredit per informare i consumatori sui progetti di investimento della banca italiana, che sta valutando la possibilità di finanziare la costruzione di un impianto nucleare a Belene, in Bulgaria.

"No al finanziamento di nuovi impianti nucleari!". Con questo messaggio, Greenpeace aveva protestato appena una settimana fa di fronte agli sportelli di Unicredit Group a Milano e in altre città. Unicredit stava pensando di finanziare un reattore nucleare, che dovrebbe essere costruito in una zona sismica, a Belene. Nel 1977 un terremoto causò 200 morti a soli 14 chilometri dal luogo in cui dovrebbe sorgere il nuovo reattore.

Il progetto consiste nella costruzione di un reattore sovietico del tipo VVER 1000, una tecnologia non in linea con gli standard di sicurezza dell'Unione Europea, che non vedrebbe mai la luce in Europa occidentale.

Il sito individuato per la realizzazione del progetto si trova ai margini del Parco Naturale di Persina, in una zona rurale a forte sismicità dove si sta cercando, tra l'altro, di sviluppare un programma di agricoltura biologica. Il governo bulgaro ha assunto due volte la decisione di costruire Belene, anche se la Valutazione di Impatto Ambientale non è conclusa.

Il nucleare è una fonte di energia costosa: non si può costruire un impianto nucleare senza sussidi pubblici, garanzie statali, accordi ad hoc o forme mascherate di sostegno. Nel caso di Belene, la proposta è che diversi stati garantiscano i prestiti necessari. Il Governo bulgaro - che ha chiesto ai costruttori di utilizzare vecchi materiali per abbassare il costo dell'impianto e accorciare i tempi di realizzazione - si assume invece una parte rilevante dei costi legati allo smaltimento dei rifiuti e alla dismissione.

Il governo bulgaro ha scelto un consorzio guidato dalla russa AtomStroyExport e la franco-tedesca Areva NP (Areva e Siemens) per la costruzione del reattore. Alla stessa gara ha partecipato anche Skoda Alliance, un gruppo di società di provenienza russa e ceca. Unicredit - evidentemente interessata al progetto - ha partecipato a tutti e due i consorzi che si sono presentati al bando di gara: in forma diretta per il sostegno finanziario di Skoda Alliance, e tramite la controllata tedesca HypoVereinsbank (HVB) per AtomStroyExport.

Il nucleare è un vicolo cieco: le centrali, costose e pericolose, sono un obiettivo sensibile per attacchi terroristici; la gestione delle scorie, nel lungo periodo, è un nodo irrisolto; le scorte di uranio sono limitate e, agli attuali ritmi di consumo, potrebbero esaurirsi nel giro di 50 anni. Investire nel nucleare - per di più in zona sismica - è una vera follia.

Unicredit vuole presentarsi come un gruppo finanziario attento e responsabile, anche sul piano ambientale. La decisione di oggi - accolta con soddisfazione da Greenpeace - va in questa direzione: il progetto di Belene, oltre a rappresentare un rischio economico per tutti i clienti Unicredit, rischia di risolversi in un disastro ambientale per l'Europa intera.

Categorie
Tag