Colpevoli di pacifismo
Questa storia inizia il 18 settembre. Con un'azione dimostrativa e pacifica alla piattaforma di estrazione petrolifera Prirazlomnaya, nella Russia Artica. Un'azione in perfetto stile Greenpeace per salvare l'Artico dalle trivelle della Gazprom. Non era la prima volta, ma questa volta la Guardia Costiera reagisce in modo spropositato e violento: arresta immediatamente Sini e Marco, due degli attivisti entrati in azione e, poche ore dopo, abborda la Arctic Sunrise illegalmente fermando, di fatto, tutto l'equipaggio. Senza risparmiare neanche i due video operatori.
Dopo giornate di attesa logorante, viene formalizzata l'ipotesi di reato: per i 28 attivisti e due video operatori si parla di pirateria, un reato che in Russia prevede fino a 15 anni di detenzione. L'accusa è del tutto pretestuosa: la definizione legale di pirateria è molto chiara: prevede che ci sia una aggressione violenta. E prevede che l'aggressione sia nei confronti di una nave. Non è il caso della protesta pacifica dei nostri ragazzi. Molti esperti sono stati netti su questo punto. Lo stesso Putin si è espresso in tal senso.
Vi chiederete perché proprio la Gazprom. In primo luogo perché la Prirazlomnaya avrebbe il triste primato di essere la prima piattaforma ad entrare in funzione in un'area dove per 2/3 dell'anno il mare è ghiacciato. Il petrolio dell'Artico fa gola a molti, ma non risolve i problemi energetici: si tratta di una quantità marginale a livello globale. In cambio rischiamo un disastro ambientale senza precedenti: le tecnologie esistenti per intervenire in un incidente petrolifero non funzionano a temperature così basse come quelle artiche. Sarebbe un disastro totale: in caso di incidente verrebbero coinvolte fino a 3 mila miglia di coste. E a pagare non sarebbe certo Gazprom, ma i cittadini e l'ambiente.
L'unica colpa di questi ragazzi è quindi quella di aver dato ascolto alla voce della propria coscienza, di aver agito per qualcosa in cui credono, nella speranza di poter contribuire a cambiare il mondo. In meglio. Non sono pirati. Sono i nostri eroi. E sono tutti, orgogliosamente, colpevoli di pacifismo.