I consumatori chiedono che il tonno che arriva nelle loro scatolette provenga da una pesca sostenibile che non distrugge i nostri mari e rispetta i diritti dei lavoratori. Da questo punto di vista Mareblu è veramente fermo al palo: nel 2012 aveva promesso di fermare questo massacro e di diventare 100% sostenibile entro il 2016, ma, a un anno dalla scadenza, solo lo 0,2% del suo tonno è davvero pescato con metodi sostenibili. Come se non bastasse la sua casa madre, Thai Union, è stata recentemente collegata a gravi violazioni dei diritti umani lungo le proprie filiere.