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Giappone alza soglia dell'esposizione radioattiva. A rischio i bambini

Comunicato stampa - 22 aprile, 2011
Greenpeace chiede oggi al governo del Giappone di revocare l’ordinanza che innalza da 1 a 20 milliSievert all’anno (mSv/anno) la soglia di esposizione massima alla radioattività ammessa per la popolazione civile e i bambini. La soglia di 20 mSv/anno è la stessa adottata per lavoratori adulti nelle centrali nucleari, venti volte maggiore di quella internazionalmente accettata per la popolazione civile di cui i bambini costituiscono la frazione più esposta a rischio tumore.

Greenpeace ha sollecitato i governi di vari Paesi a chiedere al governo del Giappone di revocare questa decisione. Una lettera (1) è stata inviata dal direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio al Presidente del Consiglio Berlusconi nella quale si richiede di affrontare immediatamente la questione con il governo del Giappone, raccomandandogli di revocare le recenti disposizioni e di applicare il limite di 1mSv/anno per l’esposizione alla radioattività della popolazione civile.

“Elevare la soglia di esposizione ammessa per i bambini è intollerabile. Il governo giapponese non può semplicemente aumentare i limiti di legge per convenienza politica e per dare l’impressione che tutto vada bene – denuncia Juniki Sato, Direttore di Greenpeace in Giappone. Se c’è una lezione che abbiamo appreso dal disastro di Cernobyl è la particolare vulnerabilità dei bambini al rischio da radiazioni.”

Il rischio da radiazioni per i bambini è notevolmente maggiore di quello per gli adulti: il loro corpo cresce più velocemente e sono per questo esposti sia a una maggiore incidenza di mutazioni genetiche sia di tumori che niente ha a che vedere con quella registrabile in soggetti adulti.

La crisi nucleare di Fukushima, la cui conclusione è ancora lontana, esporrà i bambini a dosi elevate di radiazioni per lungo tempo. Dopo venticinque anni, nei villaggi attorno a Cernobyl la radioattività è ancora presente e circola nella catena alimentare, con impatto rilevante sui bambini dell’area.

Se la dichiarazione di una zona di evacuazione completa di 20 km attorno a Fukushima Daiichi è una misura legittima, anche se tardiva, in risposta alla crisi, Greenpeace rileva che le autorità del Giappone continuano a minimizzare i rischi nell’area più estesa che circonda l’impianto.

“Le squadre di radioprotezione di Greenpeace hanno trovato siti estremamente contaminati in aree densamente popolate delle città di Fukushima e Koriyama, che ospitano circa 630 mila persone. Queste aree devono essere immediatamente bonificate o evacuate, e la popolazione deve essere informata dei rischi che corre. Alzare i limiti di legge dà una falsa impressione di sicurezza e non proteggere nessuno” – commenta Sato.

Note:

(1) Il testo integrale della lettera

(2) Il rapporto “Cernobyl, 25 anni dopo”

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