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Il Giappone abbandona il nucleare, sbagliato aspettare altri 18 anni

Comunicato stampa - 14 settembre, 2012
Greenpeace plaude alla decisione del Giappone – che dipendeva per il 30% dall’energia nucleare - di abbandonare completamente questa fonte energetica negli anni ‘30, ma ritiene che esporre la popolazione al rischio atomico per almeno 18 anni sia troppo.

“La strategia del governo prevede un’uscita dal nucleare troppo lenta. Questo dev’essere il punto di partenza per una politica energetica orientata alle rinnovabili più ambiziosa, per  una maggiore efficienza energetica e in generale per una sterzata più decisa verso la green economy che assicurerà il benessere del Giappone” commenta Kazue Suzuki, di Greenpeace Giappone.

Secondo il rapporto di Greenpeace “Energy [R]evolution”, il Giappone può sostenere la propria ripresa economica e rispettare i suoi impegni di riduzione di gas serra entro il 2020  senza far ripartire nessuna delle centrali atomiche chiuse dopo il disastro di Fukushima.

Gli incentivi alle rinnovabili ( tariffa Feed in) adottati dal governo stanno già dando ottimi risultati. Il 1 luglio, dopo solo un mese dalla loro adozione, sono stati raggiunti 560 MW  di rinnovabili, ovvero il 20% dell’obiettivo del governo previsto in 9 mesi.

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