Comunicato stampa - 18 dicembre, 2013
Gli attivisti di Greenpeace che hanno trascorso due mesi in prigione a seguito di una protesta pacifica nell'Artico, hanno tirato un sospiro di sollievo dopo che il Parlamento Russo ha votato per riconoscere loro l'amnistia. Tuttavia hanno anche dichiarato: "Non c'è amnistia per l'Artico".
Oggi la Duma ha votato per un emendamento che estende l'amnistia a coloro che sono stati accusati di vandalismo. Pertanto questo include gli Arctic30, i ventotto attivisti e i due giornalisti freelance arrestati a seguito di una protesta rivolta alla compagnia Gazprom. Alle ore 16.00 a Mosca, si prevede un voto finale del Parlamento e - a quanto risulta - gli Arctic30 potranno essere rimossi dall'amnistia solo nell'ipotesi che l'intero progetto venga respinto: un caso questo assai improbabile.
I procedimenti legali contro gli Arctic30 sono quasi certamente giunti alla fine e i 26 attivisti non russi saranno liberi di tornare a casa dalle loro famiglie non appena sarà loro riconosciuto il visto di uscita da parte delle autorità russe.
Peter Willcox, capitano dell'Arctic Sunrise ha dichiarato: "Potrei subito poter tornare a casa dalla mia famiglia ma non sarei mai dovuto essere stato accusato e imprigionato. Ci siamo imbarcati per testimoniare la minaccia che l'ambiente sta subendo e la nostra nave è stata abbordata da uomini mascherati con pistole e coltelli. Ora è quasi finita e potremmo essere presto liberi ma non c'è amnistia per l'Artico. L'Artico rimane un tesoro globale molto fragile minacciato dalle compagnie petrolifere e dalle temperature in aumento. Siamo andati lì per protestare contro questa pazzia. Non siamo mai stati criminali".
Una volta che il progetto di legge sarà approvato, non è ancora chiaro se gli attivisti non russi potranno lasciare il paese. Al momento non dispongono dei timbri necessari sui loro passaporti poiché trasferiti in Russia dalla guardia costiera dopo essere stati illegalmente abbordati in acque internazionali. Il destino dell'Arctic Sunrise, al momento trattenuta a Murmansk, rimane incerto, nonostante il Tribunale del Diritto del Mare ne abbia stabilito il dissequestro.
La campagna per liberare gli Arctic 30 ha visto 860 proteste in ben 46 paesi e più di 150 città del mondo. Più di due milioni e mezzo di persone hanno scritto alle ambasciate russe. Messaggi di sostegno sono giunti da Paul McCartney, Madonna, Jude Law, Ricky Martin, Darín, Alejandro Sanz, Pedro Almodóvar e altri famosi personaggi.
Figure politiche quali la Presidente brasiliana Dilma Rousseff, Angela Merkel, David Cameron, François Hollande, Ban Ki-moon e Hillary Clinton, insieme a premi nobel quali Desmond Tutu, Aung San Suu Kyi hanno anch'essi richiesto la liberazione degli Arctic30.