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Vittoria su Zara: i consumatori non vogliono vestiti tossici

Comunicato stampa - 29 novembre, 2012
La più grande azienda di moda, Zara, e la sua casa madre Indetex, hanno firmato oggi l’impegno per eliminare le sostanze chimiche pericolose dai loro prodotti lungo tutta la catena di fornitura entro il 2020, in seguito alla pressione dell’opinione pubblica scaturita dalla campagna internazionale “Detox” di Greenpeace.

Zara è  l’ottavo marchio che si impegna a eliminare le sostanze tossiche dalla sua linea di produzione, da quando Greenpeace ha lanciato la campagna nel 2011. Inditex richiederà a 20 fornitori di rivelare i valori delle emissioni delle sostanze chimiche pericolose a partire da marzo (e ad almeno 100 fornitori entro la fine del 2013), garantendo a coloro che vivono vicino alle fabbriche tessili il diritto a ricevere informazioni corrette sugli scarichi di sostanze pericolose nell’ambiente, tra cui quelle di coloranti azoici che liberano ammine cancerogene. L’ impegno di Zara consiste anche nel rafforzare il processo di eliminazione degli alchilfenolestossilati dai prodotti e nel fissare ulteriori scadenze a breve termine per l’ eliminazione delle sostanze chimiche pericolose prioritarie, tra cui i PFC (per fluorocarburi).

“Greenpeace si complimenta per l’impegno di Zara a realizzare vestiti senza sostanze tossiche. Se la più grande azienda della moda può farlo, non ci sono scuse per gli altri marchi che devono ripulire la loro catena di fornitura” afferma Martin Hojsík, responsabile della campagna Detox di Greenpeace International. “I consumatori di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce  ed è ora per gli altri marchi come Esprit, Gap e Victoria’s Secret di ascoltare i loro clienti e liberarsi urgentemente dalle sostanze tossiche”.

L’impegno di Zara  è arrivato appena dopo nove giorni dal lancio del rapporto di Greenpeace “Toxic Threads: The Big Fashion Stitch-Up”. Da allora oltre 315 mila persone hanno aderito alla campagna, con decine di migliaia di azioni su Facebook e Twitter, e oltre 700 persone hanno manifestato fuori dai negozi Zara in tutto il mondo.

“I consumatori hanno il diritto di sapere come e quanto i  fiumi sono inquinati dalle sostanze chimiche pericolose presenti nei nostri vestiti. L’impegno di Zara ad agire con più trasparenza è una pietra miliare nella produzione tessile  e sarà la chiave di volta per convincere gli altri marchi a impegnarsi verso l’azzeramento delle emissioni di sostanze pericolose entro il 2020” afferma Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. La Campagna Detox di Greenpeace esige che le case di moda si impegnino all’eliminazione di  tutte le sostanze chimiche pericolose entro il 2020 e impongano ai loro fornitori di rivelare alle comunità locali tutti i dati relativi alle emissioni di sostanze chimiche tossiche dai loro scarichi industriali.

Leggi il rapporto “Toxic Threads - The Big Fashion Stitch-Up” (in inglese): www.greenpeace.org/international/big-fashion-stitch-up

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