Lo scorso 20 giugno, infatti, due attivisti di Greenpeace -
Junichi Sato
e Toru Suzuki - sono stati arrestati per aver fatto emergere
uno
scandalo sul furto e contrabbando della carne di balena che
coinvolge il
governo giapponese. Gli attivisti sono stati accusati di aver
rubato una
scatola di carne di balena che era stata presentata
pubblicamente come
prova del contrabbando.
"Il Giappone deve approfittare dell'IWC per annunciare al mondo
civile
la fine del suo cosiddetto programma di "caccia scientifica"
alle balene
e rilasciare immediatamente i due attivisti di Greenpeace" -
continua
Giannì - "In Giappone due attivisti innocenti, che hanno
dimostrato come
la ricerca scientifica sia solo una copertura, sono in galera
senza
alcuna accusa formale, mentre chi uccide le balene per profitto
e non
certo per la scienza è ancora a piede libero."
Greenpeace chiede all'IWC di adottare anche misure immediate per
ridurre
altre minacce alle balene prodotte dall'uomo, come
l'inquinamento, i
rumori subacquei e i sonar, le collisioni con le navi, i
cambiamenti
climatici e soprattutto l'uccisione accidentale nelle reti da
pesca,
invece di perder tempo a discutere di maggiori quote di caccia.
Soltanto
le reti uccidono 300,000 balene e delfini ogni anno - uno ogni
novanta
secondi. Ad esempio, in Italia continua l'uso illegale delle
reti
derivanti (le cosiddette spadare) che ogni anno uccidono decine
di
cetacei: soprattutto capogli e stenelle.
"Greenpeace ritiene che 'IWC debba trasformarsi in un organismo
che
lavora per le balene e non per i balenieri" conclude Giannì-"Ci
sono
già abbastanza problemi per le balene, a questi non dobbiamo
aggiungere
la caccia. I governi riuniti in Cile devono cogliere
l'opportunità di
rendere l'IWC, che rischia di diventare un arnese obsoleto
della
politica internazionale, un organismo leader nella conservazione
degli
Oceani".