Comunicato stampa - 11 settembre, 2008
I piani energetici del Governo inglese hanno subito un duro colpo dopo la sentenza della Corte Penale che ha assolto i sei attivisti di Greenpeace in quanto bruciare carbone contribuisce ai cambiamenti climatici. Gli attivisti, infatti, erano stati accusati un anno fa in seguito al tentativo di bloccare la centrale a carbone di Kingsnorth nel Kent, scalando la ciminiera e dipingendo lungo la parete il nome del primo ministro inglese. Procedimenti penali su diversi attivisti, accusati per azioni di protesta in alcune centrali a carbone in Italia, pendono ancora presso la Procura di Brindisi e di Rovigo.
I sei attivisti di Greenpeace assolti dalla Corte penale del Regno Unito per aver bloccato la centarle a carbone di Kingsnorth.
Gli avvocati di Greenpeace hanno fatto appello di "non
colpevolezza" facendo leva sulla difesa di una "motivazione
legittima": gli attivisti hanno bloccato la centrale per difendere
l'ambiente, un bene comune, dall'impatto dei cambiamenti
climatici.
L'assoluzione degli attivisti di Greenpeace è un'importante
sfida ai piani del governo che intende costruire nuove centrali a
carbone. Una sfida lanciata dai giurati che rappresentano la gente
comune in Gran Bretagna e che, dopo aver sentito gli elementi di
prova, hanno approvato l'azione diretta per proteggere il
clima.
Nel corso dei cinque giorni del processo la Corte ha ascoltato
le testimonianze di scienziati del clima da tutto il mondo, di un
rappresentante degli Inuit della Groenlandia e di David Cameron
consulente ambientale. Alla giuria è stato riferito che la centrale
a carbone di Kingsnorth emette 20.000 tonnellate di CO2 ogni giorno
- la stessa quantità emessa in tutto dai 30 paesi al mondo meno
inquinanti - e che i piani del governo prevedono la costruzione di
una nuova centrale a carbone vicino al sito già esistente sulla
penisola di Hoo in Kent.
Azioni di protesta dello stesso genere sono state effettuate da
attivisti di Greenpeace in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda
all'India, dall'Indonesia all'Italia. In Italia, azioni di protesta
su centrali a carbone sono state effettuate a Porto Tolle (Rovigo),
Civitavecchia e Brindisi. Dodici attivisti erano stati "banditi"
(1) dalla città di Brindisi su ordinanza del Questore, poi
annullata dal TAR di Lecce. Procedimenti penali su diversi
attivisti, italiani e non, pendono ancora presso la Procura di
Brindisi e di Rovigo.
Notes: (1) Visita il sito dei “Banditi del clima”:
http://www.greenpeace.it/banditi/