Comunicato stampa - 8 giugno, 2006
Azione di Greenpeace alla sede della Nato di Bruxelles, mentre è in corso un consiglio dei ministri della Difesa dell'organizzazione. Un camion di Greenpeace ha scaricato una replica, a dimensioni reali, di una bomba nucleare US B61, come quelle presenti a Ghedi Torre e Aviano, di fronte all'ingresso della Nato. 24 attivisti di Greenpeace, tra cui un'italiana, provenienti dai Paesi che ospitano le 480 testate nucleari statunitensi nelle basi Nato, sono stati arrestati.
Azione di Greenpeace alla sede della Nato di Bruxelles: un camion di Greenpeace ha scaricato una finta bomba nucleare US B61, come quelle presenti a Ghedi Torre e Aviano, di fronte all'ingresso della Nato. 24 attivisti di Greenpeace era presente anche un'attivista italiana - sono stati arrestati.
Dopo l'irruzione alla parata militare del 2 giugno, a Roma, e la
presentazione in tutta Europa e al Senato del rapporto "Ordigni
nucleari Usa Nato: sicuri?", l'azione di oggi è un nuovo appello ai
governi europei perché restituiscano al mittente le armi nucleari.
Sedici anni dopo la fine della guerra fredda, rimangono 480 testate
nucleari statunitensi in sei Paesi europei (Italia, Germania,
Belgio, Olanda, Turchia e Gran Bretagna) in base agli accordi Nato.
Una presenza ignorata dal 60 per cento degli europei e da quasi il
70 per cento degli italiani. Ognuna di queste bombe ha una capacità
distruttiva fino a dieci volte quella di Hiroshima e messe insieme
avrebbero la capacità di cancellare l'Europa dalla cartina
geografica.
"I ministri della Difesa riuniti oggi a Bruxelles devono
ascoltare i cittadini europei, i due terzi dei quali non vogliono
le testate nucleari sul loro territorio" sostiene Pippo Onufrio,
direttore delle campagne di Greenpeace. "Mentre prosegue il
dibattito sulle ambizioni nucleari dell'Iran e sulle tensioni in
Medio Oriente, bisogna rafforzare la posizione europea e andare
verso un futuro senza armamenti nucleari".
Il rapporto Weapons of Terror ("Armi del terrore") della
Commissione sulle Armi di distruzione di massa dell'Onu, presieduta
da Hans Blix, afferma: "Finché alcune nazioni avranno armamenti
nucleari, altre li vorranno. Finché qualcuno di questi armamenti
rimarrà, ci sarà il rischio che un giorno verranno usati,
volontariamente o per errore. E qualsiasi utilizzo rappresenterebbe
una catastrofe".