Comunicato stampa - 4 ottobre, 2006
Quest'anno il buco dell'ozono sull'Antartide è il peggiore mai registrato prima, rivaleggiando per estensione con il record del 2000, ma con un'ulteriore diminuzione della massa di ozono. Ad affermarlo è l'Organizzazione Meteorologica Mondiale delle Nazioni Unite. Per i meteorologi la causa è da attribuirsi alla combinazione di una presenza elevata in atmosfera di sostanze che distruggono l'ozono e di un inverno particolarmente freddo nella stratosfera.
Iceberg nel fiordo di Scorosbysund, lungo la costa orientale della Groenlandia. La foto fa parte della documentazione raccolta dall'Arctic Sunrise nel corso di un tour organizzato per studiare gli impatti e gli effetti del cambiamento climatico.
L'Organizzazione meteorologica basa le sue valutazioni sulle
rilevazioni satellitari effettuate dall'Esa (European Space Agency)
e della Nasa (United States National Aeronautics and Space
Administration) . Gli strumenti della Nasa, in particolare, hanno
rilevato che lo scorso 25 settembre l'area del buco raggiungeva i
29.5 milioni di chilometri quadri, rispetto ai 29.4 milioni del
2000. Se il deficit di ozono era stimabile nel 2000 in 39.6
miliardi di tonnellate, siamo arrivati quest'anno a 39.8.
E' un risultato allarmante, che si verifica nonostante gli
impegni per l'eliminazione dei gas CFC, previsti dal Protocollo di
Montreal e dalla Convenzione di Vienna. Sembra però ora emergere
anche una responsabilità da parte dell'aumento dell'effetto
serra.
"Gli scienziati hanno sottolineato più volte i possibili legami
tra la riduzione dell'ozono e i cambiamenti climatici. Le crescenti
concentrazioni di gas serra, infatti, portano a una temperatura più
elevata sulla superficie terrestre ma anche a un raffreddamento
della stratosfera che fa aumentare le nubi polari stratosferiche e
scatena le reazioni che distruggono l'ozono" spiega Giuseppe
Onufrio, direttore campagne di Greenpeace. "Abbiamo lottato per
bandire i CFC ma non si può pensare che sia una misura sufficiente
per salvare lo strato d'ozono se non si affronta in maniera
determinata il più ampio problema dei cambiamenti climatici".