Questo sito utilizza cookie tecnici propri per migliorare la tua navigazione e cookie di terze parti per analisi statistiche e condivisione dei contenuti. Procedendo con la navigazione acconsenti all'uso di tutti i cookie. Per saperne di più clicca qui.

Caccia alle foche: un rapporto di Greenpeace smentisce il governo canadese

Comunicato stampa - 9 marzo, 2005
Greenpeace ha reso noto oggi il rapporto "Canadian Seal Hunt: No Management and No Plan", che dimostra come le motivazioni addotte dal Governo Canadese per giustificare la caccia commerciale alle foche siano superficiali, incomplete e totalmente datate.

Cucciolo di foca della Groenlandia, in Canada.

Il piano di caccia canadese per il triennio 2003-2005 - Atlantic Seal Hunt Management Plan - dà avvio al più grande programma di caccia commerciale alle foche dal 1971, anno in cui fu introdotto il Tacs, cioè il numero massimo cacciabile. Se anche le limitazioni dovessero essere strettamente osservate, il risultato sarebbe la significativa riduzione della popolazione di foche.

"E' irresponsabile e scientificamente ingiustificabile che il Governo Canadese consenta l'uccisione di quasi un milione di foche mentre i suoi scienziati non sono in grado di valutare accuratamente la consistenza delle popolazioni, l'attuale numero di foche cacciate né gli impatti che fattori esterni, come i cambiamenti climatici, possono avere sulla salute delle stesse foche" afferma Mhairi Dunlop di Greenpeace International. " Il Governo Canadese ha una lunga storia di cattiva gestione dell'ecosistema marino, preoccupato soprattutto degli interessi economici a breve termine dell'industria della pesca piuttosto che della tutela del mare e delle sue risorse".

Il rapporto di Greenpeace fornisce un background storico ed ecologico per valutare accuratamente il piano di sviluppo della caccia alle foche del Governo Canadese, smentendo quelle argomentazioni scientifiche usate per giustificare la caccia commerciale. In particolare, "Canadian Seal Hunt: No Management and No Plan" documenta i diversi fattori che minacciano la popolazione di foche, inclusa la caccia commerciale, mettendo inoltre in risalto le interazioni fra le foche e le altre componenti dell'ecosistema oltre che la pesca.

Nel rapporto si può leggere, fra l'altro, che:

  • Le omissioni sul reale numero di foche cacciate rendono le quote diffuse da Dipartimento degli Oceani e della Pesca (DFO) canadese scientificamente indifendibili.
  • Il numero di foche che è consentito cacciare nel triennio 2003-2005 è di 975.000 esemplari. Questa cifra, però, non tiene conto degli animali "uccisi e persi", di quelli uccisi illegalmente, di quelli abbandonati perché la pelliccia è danneggiata, ecc. ecc.
  • Il piano canadese di gestione della popolazione di foche si basa sulla convinzione che non ci saranno cambiamenti nei fattori biologici e ambientali nel breve e nel lungo termine. Una premessa decisamente discutibile se solo si considerano gli impatti dei cambiamenti climatici sugli oceani e sui ghiacciai.
  • Le stime si basano su un censimento della popolazione di foche che avviene ogni 5 anni. Ma, poiché la caccia commerciale riguarda i cuccioli di foca (il 95% viene cacciato dopo i primi 14 giorni di vita e sempre prima di un anno), questi non raggiungono i cinque anni di vita. Quindi, occorrerebbero almeno dieci anni per avere un'idea del reale impatto sulla popolazione di foche e almeno 15 anni valutare esattamente tutti i trend. Questo rende prive di senso le basi su cui poggiamo la conservazione e il monitoraggio del DFO.

Il Dipartimento per gli Oceani e la Pesca dichiara che "l'approccio precauzionale" alla protezione dell'ecosistema marino è la principale chiave del suo modello di gestione. Se il DFO dice la verità, allora fermerà immediatamente la caccia alle foche non appena avrà letto questo rapporto.

Categorie
Tag