Comunicato stampa - 11 gennaio, 2007
"La conversione a carbone di Porto Tolle non si deve fare" ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. "Oltre agli aspetti legati al delicatissimo ecosistema del Delta del Po, per cui è tutta da dimostrare la possibile convivenza con le infrastrutture di una centrale a carbone, rimane il fatto che questa soluzione massimizza le emissioni di CO2, su cui l'Italia è in grave ritardo", ha continuato Onufrio.
Sabia, attivista brasiliano, si lancia con il paracadute dall'alto della ciminiera della centrale di Porto Tolle: sul paracadute campeggia la scritta "Energy Revolution" e il logo di Greenpeace.
Greenpeace ha recentemente effettuato una azione di protesta
durata tre giorni occupando il camino della centrale dell'Enel.
"Il ritorno al carbone equivale per l'Italia alla palese
sconfessione degli impegni di Kyoto. Il ritardo sulle fonti
rinnovabili va colmato e per farlo ci vogliono almeno 30 miliardi
di kWh da nuovi impianti: il governo deve scegliere o le
rinnovabili o il ritorno al carbone" ha concluso Onufrio.