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In Uruguay per salvare le foreste: fermato attivista italiano Greenpeace

Comunicato stampa - 18 gennaio, 2006
Una dozzina di attivisti di Greenpeace, tra cui un volontario italiano, Rossano Filippini, hanno fatto irruzione ieri in una cartiera in costruzione in Uruguay, ma sono stati arrestati dalla polizia, che li ha poi rilasciati.

Dodici attivisti di Greenpeace, tra i quali un volontario italiano, Rossano Filippini, hanno fatto irruzione ieri in una cartiera in costruzione in Uruguay, ma sono stati arrestati dalla polizia, che li ha poi rilasciati.

Filippini, quarantenne, romagnolo, è un militante storico dell'associazione ed è solitamente impegnato come cuoco a bordo delle navi di Greenpeace, che in questo momento stanno contrastando le baleniere giapponesi nel mar Antartico.

L'azione di Greenpeace è l'ultima novità di un contenzioso che si trascina da settimane tra i governi di Argentina e Uruguay, poichè 300 chilometri a nord est di Montevideo, la società finlandese Botnia e la spagnola Ence, stanno costruendo due cartiere che utilizzano una tecnologia altamente inquinante, che rischia di alterare irrimediabilmente l'ecosistema locale, soprattutto quello del fiume Uruguay.

Greenpeace chiede l'impiego di tecnologie di sbiancamento senza cloro ed un impegno verso l'impiego di materie prime riciclate o almeno certificate FSC per la buona gestione forestale (Forest Stewardship Council).

Greenpeace chiede ai governi dell'Argentina e dell'Uruguay di fermare la costruzione delle cartiere, fino a quando non sarà varato un piano industriale basato su tecnologie responsabili. Ma il ministro degli esteri uruguaiano Reinaldo Gargano ha invece dichiarato che ''continueranno i lavori'' per la realizzazione delle due cartiere, di rilevante importanza economica per il Paese.
L'associazione propone ai sostenitori in tutto il mondo di inviare una lettera ai presidenti di Argentina e Uruguay

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