Comunicato stampa - 26 aprile, 2007
Trenta attivisti di Greenpeace provenienti da sei diverse nazioni europee sono entrati questa mattina in azione a Flamanville, in Francia, per bloccare la costruzione di tre reattori EPR di nuova generazione e denunciare - nel giorno del ventunesimo anniversario del disastro di Cernobyl - gli enormi rischi ambientali e i problemi di sicurezza legati a questo nuovo tipo di impianti.
Attivisti di Greenpeace in azione per fermare la costruzione dei reattori EPR di nuova generazione nel sito francese di Flamanville. Gli attivi hanno bloccato gli ingressi del cantiere con dei camion.
Greenpeace chiede al governo francese di bloccare la
realizzazione di questo progetto. Si tratta di reattori
antieconomici e pericolosi, che utilizzano come combustibile il MOX
- ossidi misti di uranio e plutonio - invece dell'uranio a basso
arricchimento. Un rapporto stilato da John Large per conto di
Greenpeace dimostra come il MOX sia molto più pericoloso del
combustibile tradizionale: in caso di incidente la portata della
contaminazione sarebbe decisamente superiore e molto più elevato
sarebbe il numero di persone da evacuare.
I francesi non vogliono il nucleare: secondo un recente
sondaggio, solo il 19 per cento degli intervistati crede che il
nucleare possa essere una risposta al problema dell'energia; il 78
per cento del campione ritiene invece che sia necessario investire
sulle fonti rinnovabili.
Anche in Italia si riaccende il fronte anti-nucleare: in appena
dieci giorni Greenpeace ha raccolto, attraverso una petizione
online, quasi 22.000 firme per chiedere a Prodi di bloccare gli
investimenti dell'Enel nel nucleare sovietico a Mochovce, in
Slovacchia.
"L'Enel deciderà a breve se finanziare o meno il completamento
di due reattori sovietici di seconda generazione, una tecnologia
obsoleta e pericolosa, che non rispetta gli standard di sicurezza
occidentale. Centrali sovietiche anche più recenti di quelle
slovacche furono bloccate in Germania dopo la riunificazione del
1990. Chiediamo al governo, che controlla oltre il 30 per cento di
Enel, di bloccare questi investimenti e impedire all'Enel di
esportare il rischio nucleare", dichiara Giuseppe Onufrio,
direttore delle Campagne di Greenepace.