Comunicato stampa - 12 maggio, 2006
"Un grembo. Non un deposito chimico". Lo slogan campeggia sul pancione di 5 volontarie, che si sono sottoposte alle analisi del sangue. Scopo dell'indagine di Greenpeace pubblicare nuovi dati sulla presenza di alcuni contaminanti ambientali nel sangue di donne in gravidanza. Ftalati, ritardanti di fiamma e muschi artificiali, impiegati quali additivi nei beni di consumo, sono stati rivenuti nei campioni, analizzati da un laboratorio olandese. I risultati sono pubblicati nel rapporto "La chimica in grembo", presentato oggi da Greenpeace all'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina, a Roma.
"Un grembo. Non un deposito chimico". Lo slogan campeggia sul pancione delle volontarie che si sono sottoposte alle analisi del sangue. Tra le volontarie anche Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
"È la dimostrazione dell'inefficacia del sistema attuale di
regolamentazione delle sostanze chimiche e dell'impossibilità di
gestire e "controllare in modo adeguato" i composti particolarmente
pericolosi, che una volta prodotti e immessi in commercio ritornano
nell'ambiente per poi contaminare le specie animali, uomo incluso"
afferma Vittoria Polidori, responsabile Campagna Inquinamento
Greenpeace, una delle volontarie che si sono sottoposte alle
analisi del sangue. "Oggi abbiamo l'opportunità di cambiare le
cose. È in corso di revisione all'Unione europea la normativa sulle
sostanze chimiche, definita REACH (Registrazione, Valutazione ed
Autorizzazione delle Sostanze Chimiche) che se opportunamente
rinforzata potrà fornire lo strumento utile alla nostra tutela".
REACH è ostacolata da una potente lobby, che ha indebolito
gradualmente il testo originariamente proposto, divenendo così una
delle proposte di legge più dibattute nella storia dell'UE.
Greenpeace chiede di adotta re l'obbligo di sostituzione dei
composti dannosi per l'uomo e per l'ambiente quando alternative più
sicure siano già disponibili. In una "cyberazione" lanciata oggi si
chiede all'UE la rapida approvazione di un testo di REACH che
elimini le sostanze pericolose presenti nei prodotti d'uso
comune.
"Ftalati, ritardanti di fiamma e muschi artificiali sono
sostanze persistenti, bioaccumulabili e potenzialmente tossiche,
capaci di attraversare la placenta. Sono state trovate anche nel
sangue del cordone ombelicale e nel liquido amniotico e possono
mettere a rischio lo sviluppo del feto" sostiene il dottor Giuseppe
Latini, direttore dell'Unità Operativa Neonatologia all' Ospedale
"Perrino" di Brindisi. "L'impatto sul sistema ormonale può giocare
un ruolo critico nel controllo della crescita nei primi stadi di
vita e quindi causare effetti irreversibili sullo sviluppo del
bambino. Alcune patologie possono svilupparsi solo diversi anni
dopo l'esposizione chimica: anche se il danno potrebbe insorgere ad
uno stadio precoce, le conseguenze sanitarie sarebbero percepibili
solo in fase adulta".
"Questa iniziativa è importante per noi perché ci aiuta a
rinforzare l'imperativo etico di coniugare la cura delle fonti
della vita con la cura dell'ambiente" afferma il prof. Pietro
Quattrocchi, presidente del Comitato Etico dell'Ospedale
Fatebenefratelli. "Il documento di Greenpeace illustra ancora una
volta l'importanza di prevenire anziché intervenire solamente
quando i danni sono già irreparabili".