Comunicato stampa - 19 dicembre, 2004
"Dopo aver rischiato di bruciare la casa, ora è come se il Governo nascondesse il cerino sotto il tappeto". Il WWF e Greenpeace, ad un anno dall'aspra contestazione esplosa sull'individuazione del deposito nazionale a Scanzano Jonico (con il decreto legge n. 314/2003, poi convertito nella legge n. 368/2003) cha ha infiammato l'Italia, commentano la scelta del Governo che il 2 dicembre scorso ha approvato un nuovo decreto legge emergenziale in cui, eludendo il problema di fondo di una soluzione nazionale, autorizza l'esportazione di 250 tonnellate di scorie radioattive di III categoria per il riprocessamento all'estero.
Trasporti di scorie nucleari.
"Il nuovo decreto sta solo esportando il problema e da'
l'illusione di una soluzione che in realtà è tutt'altro che
definitiva. Va ribadito, infatti, che ciascun paese è responsabile
dei rifiuti nucleari che ha prodotto e che le scorie riprocessate
in Francia o Inghilterra dovranno tornare in Italia per la loro
collocazione definitiva. A quel punto l'unica scelta possibile sarà
quella di un deposito nazionale di superficie, che sia facilmente
controllabile e reversibile, scelta questa sostenuta da anni dal
mondo scientifico e dagli ambientalisti, che presuppone l'abbandono
dell'idea di un sito geologico profondo in cui seppellire,
dimenticandole, delle bombe ecologiche e sanitarie a tempo. Rimane
il problema di una soluzione di messa in sicurezza complessiva, che
dia garanzie plurisecolari, condivisa in ambito europeo" -
commentano WWF e Greenpeace, che aggiungono - La soluzione tampone
trovata dal Governo italiano costituisce una mina vagante
considerando il rischio concreto che dalle scorie a maggiore
radioattività si estragga plutonio utile alla proliferazione delle
armi atomiche. Il Governo sul rischio di utilizzo a fini militari e
sul deposito nazionale deve fare chiarezza".
Greenpeace e WWF concludono: "Sulla vicenda della messa in
sicurezza delle scorie nucleari, di III categoria, a maggiore
radioattività il Governo ha avuto ed ha un atteggiamento
irresponsabile e poco trasparente. A questo punto deve chiarire al
Parlamento e al paese tutti i motivi della nuova scelta adottata e
come questa si concili con il ruolo del commissario straordinario
per l'emergenza rifiuti radioattivi, il generale Carlo Jean,
presidente di SOGIN SpA, società incaricata ad individuare un
deposito nazionale entro il 9 gennaio 2005 (secondo quanto
stabilito all'art. 3 della legge n. 368/2003), e del vicepresidente
vicario di SOGIN SpA Paolo Togni, Capo di Gabinetto del Ministro
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, nonché quali funzioni
abbia la Commissione di 19 esperti che doveva contribuire a trovare
una soluzione nazionale credibile e difendibile".