Comunicato stampa - 14 novembre, 2005
Greenpeace commenta il rapporto della FAO "Valutazione delle Risorse Forestali Mondiali 2005" pubblicato oggi. "Si espandono le foreste nell'emisfero settentrionale, dove l'agricoltura e' in regressione ma questo avviene attraverso le piantagioni forestali. Continua, infatti, la perdita di foreste primarie. Piantagioni e nuove foreste non compensano la perdita di ecosistemi dovuta al taglio di foreste primarie" commenta Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace.
Greenpeace commenta i dati della FAO sulla valutazione delle risorse forestali mondiali.
Gli ecosistemi più fragili sono tutti in via d'estinzione, basti
pensare alle foreste palustri e salmastre. Il 20% delle foreste di
mangrovie è scomparso dal 1980 ad oggi: "Se avessimo avuto queste
foreste cuscinetto che frenano l'erosione costiera e l'impatto
delle tempeste, il bilancio dello tsunami abbattutosi sul Sud est
asiatico sarebbe stato diverso" prosegue Baffoni. Greenpeace
sottolinea anche il caso dell'Amazzonia, dove l'associazione opera
da anni con una propria base a Manaus.
"La perdita record di quest'anno era già segnalata dalle
osservazioni sul campo, per esempio dai dati forniti da Greenpeace.
La deforestazione è molto maggiore di quanto riesca a rivelare la
semplice indagine satellitare. I sistemi satellitari convenzionali
sono in grado di rilevare esclusivamente le vaste aree tagliate a
raso o bruciate, ma non riescono a rilevare l'effetto del taglio
selettivo nel tessuto forestale" sottolinea Baffoni.
Combinando l'osservazione sul campo allo studio delle immagini
satellitari ad alta risoluzione il Carnegie Institution di
Washington in Stanford ha determinato che i convenzionali metodi di
analisi hanno sottostimato del 50% circa il danno causato dal
prelievo. Inoltre, il taglio selettivo è in genere il primo passo
verso la distruzione delle foresta.
Un articolo apparso sulla prestigiosa rivista scientifica
"Science" del 21 ottobre 2005, pubblica i risultati di uno studio
compiuto in Amazzonia nell'arco di quattro anni sull'impatto del
taglio selettivo. Lo studio rivela che un prelievo selettivo, ossia
finalizzato a due o tre specie in un'area, crea un danno aggiuntivo
che va dal 60% al 123% della stessa deforestazione.