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Greenpeace e Legambiente: il governo non ha più scuse, si occupi dei rifiuti tossici in Somalia

Comunicato stampa - 20 settembre, 2005
A undici anni dalla morte della giornalista italiana Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, la pista dei rifiuti tossici torna alla ribalta. Un'inchiesta di Famiglia Cristiana, che rivela il ritrovamento di materiale ferroso negli stessi luoghi in cui Alpi stava conducendo un'inchiesta poco prima di morire, apre una nuova pista per arrivare alla soluzione dell'omicidio dei due, assassinati in circostanze mai chiarite nel 1994, a Mogadiscio.

A undici anni dalla morte della giornalista italiana Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, la pista dei rifiuti tossici torna alla ribalta.

"Occorre subito una missione del governo italiano in Somalia che accerti se ci sono stati smaltimenti illeciti di rifiuti. Questo sarebbe un passo avanti importante anche per fare chiarezza sulla morte di Ilaria Alpi e Mirian Hrovatin" dichiarano Walter Ganapini, presidente di Greenpeace ed Enrico Fontana, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente.

Secondo Greenpeace, ora non ci sono più scuse per proseguire nell'accertamento della verità. "C'è un governo provvisorio somalo che attende collaborazione da parte nostra. L'Italia ha le tecnologie per compiere una ricognizione delle aree che sarebbero state contaminate da rifiuti tossici probabilmente italiani. Non bisogna aspettare oltre, occorre indagare per avviare una bonifica dei luoghi contaminati" conclude Walter Ganapini.

Tra i membri della delegazione italiana che si è recata in Somalia c'erano il giornalista di Famiglia Cristiana Luciano Scalettari, il deputato verde Mauro Bulgarelli, già membro della Commissione d'inchiesta sul caso Alpi, e il presidente della Associazione Ilaria Alpi. Gli italiani hanno misurato con magnetometri e contatori geiger la strada che va dal porto di Bosaso alla località di Garowe, in un'area che in passato era già stata indicata come zona in cui venivano seppelliti rifiuti tossici.

Gli strumenti hanno rilevato la presenza di materiali ferrosi ma non di radioattività. Solo scavando nell'area si potrà sapere con certezza di che tipo di sostanza si tratti. Sempre in quella zona, sul litorale sono stati ritrovati grandi fusti metallici che lo tsunami del dicembre scorso ha portato in superficie e depositato sulla spiaggia.

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