Comunicato stampa - 22 febbraio, 2005
La scoperta nel porto di Trieste di legname contaminato da diossina fa riemergere la necessità di trasparenza nel mercato internazionale del legno. Da anni Greenpeace denuncia la massiccia presenza di legname di origine illegale scaricato ogni mese nei porti italiani.
Greenpeace ha effettuato una spedizione sul campo nelle foreste camerunensi. Durante la spedizione sono state raccolte prove che testimoniano attività illegali di taglio del legno.
"Il trattamento del legname con sostanze tossiche derivate dal
cloro deve farci riflettere su un settore caratterizzato dalla
massimizzazione del profitto ai danni dell'ambiente, della
sicurezza, dei diritti delle comunità locali e della salute. È
tempo di esigere la piena tracciabilità del legno: le imprese che
si rendono responsabili di crimini ambientali, devono essere
rintracciate e punite, altrimenti si continua ad incoraggiare
l'illegalità" commenta Sergio Baffoni, di Greenpeace.
Il legname alla diossina rinvenuto in questi giorni proviene dal
Camerun, dove il settore forestale rappresenta un'industria
fortemente distruttiva, permeata dall'illegalità e dalla
corruzione. L'Italia è il primo importatore di legname da questo
paese, con 132.114 metri cubi di segati, 81.766 di tronchi e 7.091
metri cubi di compensati.
La scarsa trasparenza nel commercio internazionale del legno ha
coperto in passato casi estremi, come le triangolazioni tra
commercio del legno e traffico illegale di armi verso paesi come la
Liberia da cui l'Italia importava oltre 37.000 metri cubi di
tronchi importati nel 2003. Ancora oggi il traffico di legname
viene impiegato per sostenere e finanziare brutali dittature e
guerre civili, come in Birmania, da cui il nostro paese importa
7.000 metri di legname l'anno, utilizzato da militari e fazioni
armate ribelli per finanziare guerra e oppressione. Il giro
d'affari legato ai traffici del legno illegale è stimato dall'Ocse
intorno ai 150 miliardi di dollari annui. Il nostro paese è il
primo esportatore mondiale di mobili ma importa oltre l'80% del
legno che impiega. Nel 2003 l'Italia ha importato legname tropicale
per oltre 700.000 metri cubi tra tronchi e segati, oltre la metà
del quale è probabilmente legata a pratiche illegali .
"Greenpeace ha recentemente ispezionato diverse concessioni
forestali in Camerun, rilevando un preoccupante tasso di illegalità
e di pratiche distruttive. Esemplare il caso della Ingénierie
Forestière, una delle più famigerate imprese camerunesi di cui gli
operatori italiani rappresentano il principale acquirente in
Europa. In una delle sue zone di operazione, Greenpace ha
individuato uno sfruttamento illegale di circa 1820 ettari al di
fuori dell'area assegnata - ha continuato Sergio Baffoni - Alcuni
tronchi mostravano chiaramente il marchio a secco da parte delle
autorità forestali di locali. L'area sfruttata illegalmente è stata
misurata con i sistemi satellitari GPS e denunciata alle autorità,
ma ancora non è stato preso alcun provvedimento".
Ingénierie Forestière è nota in tutto il Camerun per la
disinvoltura e le pratiche distruttive, così come per aver
minacciato machete alla mano le commissioni indipendenti di
monitoraggio. L'impresa, fino a pochi mesi fa controllata da Frank
Biya, figlio del Presidente della Repubblica del Camerun - secondo
alcune voci, in realtà, Frank Biya non sarebbe più il proprietario
- è stata ripetutamente coinvolta in attività illegali, gran parte
delle quali rimaste impunite. La diossina rinvenuta nel legname non
fa che confermare la necessità di porre sotto controllo questo
settore.