Greenpeace e i suoi attivisti per aiutare Napoli e proporre una soluzione concreta all´emergenza rifiuti: parte con un gruppo di cinquanta famiglie napoletane, il progetto "DIFFERENZIAMOCI". L´associazione fornisce ai cittadini tutto quello che occorre per
un´efficace raccolta differenziata domiciliare: organizzazione, sacchetti, bidoni, punti di raccolta. Tutto è stato organizzato in meno di una settimana per dimostrare che questa soluzione, oltre a essere concreta e sana, è conveniente, economica e veloce. Le 50 famiglie
interpellate - abitanti in due condomini di Via Nicolardi, ai numeri 93 e 174 - hanno aderito subito dimostrando la massima disponibilità.
Banchetto informativo di Greenpeace sulla raccolta differenziata domiciliare in un condominio di Napoli. Una volontaria dà a un condomino il bidoncino e i sacchetti per partecipare al progetto "Differenziamoci".
LA STAMPA POTRA´ INCONTRARE ATTIVISTI DI GREENPEACE E
FAMIGLIE
OGGI LUNEDì 21 GENNAIO ORE 16.30 - CONDOMINIO DI VIA NICOLARDI
174 (ZONA COLLI AMINEI) NAPOLI
"Greenpeace vuol dimostrare all´opinione pubblica internazionale
che il problema non sono i cittadini napoletani, ma la mancanza di
una volontà politica e strategica di gestire i rifiuti in maniera
responsabile ed efficiente. A questo si aggiunge la criminalità
organizzata che investe
ormai da anni nel mercato dei rifiuti", spiega Vittoria
Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di
Greenpeace.
Il progetto, che ha scopo dimostrativo e durata limitata, è
sostenuto da Greenpeace, con fondi propri raccolti esclusivamente
dalle donazioni dei sostenitori, e si avvale di consulenti locali
(Achab Group) già operativi in Regione.
Le raccolte differenziate domiciliari arrivano a intercettare
anche il 70 per cento dei rifiuti e, se si separa l´organico, la
gestione della frazione rimanente ha un impatto ambientale assai
ridotto. Pensare che la soluzione sia quella della discarica e
dell´inceneritore è sbagliato.
Bisogna spostare l'attenzione dalle scelte di smaltimento alle
misure di prevenzione e a tutte quelle azioni finalizzate a
riutilizzare, riciclare, recuperare i materiali contenuti nei
rifiuti.
"In Campania oggi non è in funzione neanche un impianto di
compostaggio e l´umido deve essere inviato fuori regione, in
Veneto, Calabria, pagando di più", afferma Polidori: "E´ necessario
investire in impianti per trattare almeno mezzo milione di
tonnellate, per produrre compost di qualità che conviene in ogni
senso perché può essere anche venduto".
Uno dei principali pericoli dei rifiuti solidi urbani è legato
alla parte organica che rappresenta circa il 30-40 per cento del
peso. La Campania nel 2006 ha prodotto 90 mila tonnellate di umido
raccolte in modo differenziato che sono state inviate in impianti
fuori Regione, con
queste è stato possibile produrre 35 mila tonnellate di compost.
Secondo le stime di Massimo Centèmero, direttore tecnico del
Consorzio Italiano Compostatori, la Campania potrebbe recuperare
circa mezzo milione di tonnellate di frazione organica (dei 2,8
milioni di tonnellate di rifiuti) da valorizzare in agricoltura
come compost di qualità. Nella città metropolitana di Napoli, nel
2005, sono state differenziate solo quattromila tonnellate di umido
(dato APAT), mentre l´area di Napoli, che produce circa metà dei
rifiuti della regione, ha una potenzialità di
circa 250mila tonnellate.