La nave ammiraglia della Rainbow Warrior.
La barca è sospetta, gli ambientalisti osservano le reti,
controllano sul registro on-line dei pescherecci dell'Unione
Europea e scoprono che l'imbarcazione ha solo la licenza per la
pesca a strascico, nonostante siano evidenti anche altri tipi di
reti. Decidono quindi di avvicinarsi con i gommoni per controllare
da vicino. I sospetti sono fondati, comincia un inseguimento con
mare a forza cinque. A questo punto, la Capitaneria di porto,
avvisata da Greenpeace, raggiunge il peschereccio scortandolo,
assieme alla Rainbow Warrior, nel porto di Pantelleria.
Sulla Federica II sono stati trovati tra 10 e 15 km di rete
spadara, completamente illegale, e due ceste di palamiti, attrezzo
per cui il peschereccio non ha la licenza. Nella stiva c'erano 16
pesci spada (2 di taglia illegale) e 14 esemplari di tonno rosso,
di cui ben otto al di sotto della taglia minima di 30 kg. La
guardia costiera ha fermato la nave sequestrando pescato e reti
illegali, ora il capitano dovrà rispondere dell'accaduto e di
quanto presente a bordo.
"Siamo soddisfatti che la Capitaneria di porto di Pantelleria
sia intervenuta tempestivamente, ma com'è possibile che un
peschereccio possa aggirarsi per il Mediterraneo con ben due
attrezzi da pesca senza licenza, di cui uno completamente
illegale?" chiede Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di
Greenpeace Italia, a bordo della Rainbow Warrior.
Le spadare, anche definite muri della morte, sono vietate da
anni dall'ONU e dall'UE per il loro devastante impatto ambientale:
uccidono delfini, capodogli e tartarughe. Inoltre, la pesca al
tonno rosso, una specie in pericolo, è sottoposta a un rigoroso
regime di quote. Ovviamente, la Federica II non ha nessuna quota
per questa specie.
La Rainbow Warrior è impegnata in un'attività di monitoraggio
nel canale di Sicilia, una delle aree più importanti nel
Mediterraneo.
Oltre alla lotta alla pesca pirata, la Rainbow Warrior sta
effettuando una serie di sopralluoghi, con immersioni e monitoraggi
con una telecamera filoguidata nei fondali del canale di
Sicilia.
"Questo è il nostro mare - continua Giannì - è ora di finirla
con la pesca pirata e di salvaguardarlo con una rete di riserve
marine, anche in alto mare: e il canale di Sicilia deve essere
protetto!"
Greenpeace ha proposto una rete di riserve marine che copra il
40 per cento dei mari, per proteggere questo delicato ecosistema
dagli impatti del cambiamento climatico, dell'inquinamento e della
pesca eccessiva e distruttiva.
La crociera della Rainbow Warrior è parte di questa
campagna.