Comunicato stampa - 11 febbraio, 2005
Parte dopodomani sera, domenica 13 febbraio, da Saluggia (Vercelli) il tredicesimo treno di scorie radioattive destinate al riprocessamento nell'impianto inglese di Sellafield. E alla stazione di Vercelli Greenpeace invita i cittadini a riunirsi domenica alle 22,30, per protestare pacificamente contro la partenza dell'ennesimo carico di rifiuti nucleari verso comunità che non li vogliono e che si oppongono all'arrivo delle nostre scorie.
Trasporti ferroviari di scorie nucleari.
Avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma il decreto Marzano del 2
dicembre 2004 ha rimesso tutto in discussione: le 235 tonnellate di
combustibile irraggiato ancora stoccate negli impianti nucleari di
Trino Vercellese, Saluggia e Caorso (cioè il 99% della
radioattività esistente presso gli impianti nucleari dismessi)
potranno essere esportate all'estero. Stiamo parlando della ripresa
di altri 70-80 trasporti eccezionali di combustibile radioattivo
dall'Italia: la partenza del prossimo carico è annunciata per
l'inizio del 2006.
Un provvedimento in palese contrasto con le scelte precedenti,
che avevano individuato nello stoccaggio a secco presso gli
impianti esistenti la soluzione intermedia al problema, in attesa
dell'individuazione di un deposito nazionale in Italia. Una
decisione che continua a scaricare su altre comunità il problema e
che, per quanto ci riguarda, semplicemente lo rimanda di qualche
anno.
Né la legge inglese né quella francese autorizzano infatti gli
operatori locali a tenersi i rifiuti nucleari stranieri "per
sempre". L'Inghilterra potrebbe decidere di restituirci solamente i
rifiuti ad alta radioattività, riducendone quindi il volume ma non
la pericolosità. La Francia invece ce li rispedisce indietro tutti.
Questo vuol dire che la prossima generazione di italiani dovrà
cercare una soluzione che oggi non si ha né la volontà, né la
capacità di trovare.
È intanto scaduto il 9 gennaio 2005 il termine previsto dalla
legge n. 368 del 24.12.03 (di conversione del cosiddetto decreto
Scanzano 14.11.03 n.314) per l'individuazione del sito unico
nazionale di deposito: nulla si è saputo ufficialmente.
A fronte di tali difficoltà e incapacità nell'affrontare la
gestione delle scorie, scaricando su ambienti e popolazioni
stranieri il peso di politiche energetiche nazionali fallimentari
anche dal punto di vista economico, con preoccupante superficialità
e leggerezza viene riaperta in Italia l'opzione nucleare. Il cui
costo è il più elevato tra tutte le fonti energetiche convenzionali
(carbone e gas), più caro anche dell'elettricità da fonte eolica,
senza calcolare le conseguenze sulla salute e sull'ambiente di un
incidente nucleare anche piccolo.