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Niente ingrasso dei tonni nel 'Regno di Nettuno'

Comunicato stampa - 6 agosto, 2007
La nave ammiraglia di Greenpeace, la Rainbow Warrior, prosegue il suo tour italiano nelle acque del Mar Mediterraneo. Nuova tappa l'isola di Procida, nel Golfo di Napoli. Qui Greenpeace ed i comitati locali denunciano la presenza di gabbie per l'ingrasso dei tonni, un'attività distruttiva per la specie e con un impatto ambientale fortemente negativo in una zona in cui si sta per istituire un'area marina protetta.

I tonni catturati con le 'tonnare volanti' vengono trasferiti all'interno di gabbie galleggianti. Una volta terminata la cattura le gabbie vengono trainate in prossimità della costa dove avviene l'ingrasso dei tonni.

La Rainbow Warrior offrirà il suo sostegno alle iniziative dei comitati locali per l'eliminazione delle gabbie. Pro Loco, Federconsumatori, Arci, CGIL, Ascom Procida, Confesercenti e il Comitato Ambientalisti Solchiaro dichiarano: "L'allevamento del tonno rosso in atto nella Baia del Carbonchio di Procida, gestito dalla società turca Akua International, è fonte di un potenziale inquinamento incompatibile con l'istituenda area marina protetta Regno di Nettuno".

Attualmente in due vasche, site a meno di 300 metri dalla costa, sono presenti circa 5000 tonni di peso oscillante tra i 30 e i 150 kg.

L'ingrasso dei tonni serve per il fruttoso mercato del sushi giapponese che richiede pesce grasso. Per questo motivo i tonni sono pescati vivi con le 'tonnare volanti', reti lunghe chilometri che circondano interi banchi di tonni, vengono poi passati nelle gabbie che con i rimorchiatori sono trasportate vicino alla costa. Qui i tonni sono ingrassati, nutriti con varie tonnellate di pesce scongelato.

"Ogni giorno - denunciano i comitati- vengono utilizzate 2/3 tonnellate a luglio, 11/13 tonnellate ad agosto e 4/5 a settembre per ingrassare i tonni. La stessa stazione zoologica Dohrn ritiene che l'allevamento dei tonni rossi costituisca il tipo di acquacoltura più inquinante tra i vari possibili".

Nel mese di ottobre i pesci vengono uccisi e i filetti sono avviati verso il mercato giapponese.

"Il giro d'affari che ruota attorno a questo genere di pesca è di cento milioni di euro solo per l'Italia. - denuncia Alessandro Gianni', responsabile della campagna mare di Greenpeace - Con un business così grande si capisce perché rimangono inascoltate le richieste della ricerca scientifica per limitare la pesca"

Il comitato scientifico dell'Iccat (International Commission for the Conservation of the Atlantic Tunas) ha suggerito di non pescare oltre 15.000 tonnellate l'anno di tonno, gli Stati membri dell'Iccat si sono accordati per circa 30.000 tonnellate, mentre tutti sanno che in realta' la pesca supera le 50.000 tonnellate.

Continuando a pescare di questo passo, secondo le stime del comitato scientifico dell'Iccat, fra cinque anni, nel Mediterraneo, non si potrà più pescare il tonno, una risorsa che ha sfamato i popoli di questo mare per millenni.

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