Comunicato stampa - 23 aprile, 2008
Alla Fiera Europea della Pesca di Bruxelles ottanta attivisti di Greenpeace, provenienti da quindici Paesi, hanno chiuso gli stand di cinque dei maggiori commercianti di tonno. Per consentire il recupero degli stock, Greenpeace chiede di fermare la pesca di tutte quelle specie di tonno che sono ormai al limite del collasso, come il tonno rosso del Mediterraneo e il tonno pinna gialla.
Il tonno rosso è in pericolo. E l'ICCAT non fa molto per tutelarlo.
Greenpeace ha bloccato gli stand della Mitsubishi Corporation
(Giappone), il maggior commerciante di tonno al mondo, del gruppo
Ricardo Fuentes (Spagna) che controlla il 60% del mercato del tonno
rosso del Mediterraneo, del gruppo Azopardi (Malta) che gestisce il
più grande impianto di ingrasso di tonno del Mediterraneo, del
gruppo Moon Marine (Taiwan) che controlla una grossa flotta di
pesca con i palamiti in Indonesia e del gruppo Dongwon Fisheries
(Corea) che controlla il 75% del mercato coreano.
Gli attivisti hanno coperto gli stand con reti da pesca e si
sono incatenati per fermare le operazioni di compravendita,
utilizzando striscioni con il messaggio "Il tempo e i tonni stanno
finendo", in tredici lingue. Uno striscione di otto metri per
undici, con lo stesso messaggio in lingua inglese, è stato appeso
all'ingresso dell'edificio della fiera. Greenpeace ha anche
diffuso, tramite gli altoparlanti della fiera, un messaggio ai
visitatori, chiedendo di comprare solo pesce che provenga da
attività di pesca o acquacoltura sostenibile.
"L'industria del tonno sta distruggendo gli stock pescando
troppo e con metodi distruttivi" - commenta Alessandro Giannì,
responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia - "Le catture
diminuiscono e non manca molto al completo collasso di queste
preziose risorse del mare".
Quasi tutti gli stock di tonno sono a livelli critici e lo
sforzo di pesca continua ad aumentare. Anche le catture accessorie
- pesci e altri animali intrappolati nelle reti e rigettati in mare
morti o morenti - sono spesso insostenibili. Di questo passo, le
attività di pesca dovranno chiudere. Molto denaro pubblico è stato
usato per creare queste mostruose flottiglie da pesca: quanto ne
occorrerà per i "piani di recupero" quando il settore sarà
completamente fermo?
"Ci sono imprese che hanno fatto passi avanti per una maggior
sostenibilità del settore, ma il grosso della pesca e del commercio
resta insostenibile" - aggiunge Giannì - "Si deve pescare di meno e
meglio e, soprattutto, bisogna creare una rete di riserve marine
che protegga il 40 per cento degli Oceani e favorisca, insieme a
una riduzione dello sforzo di pesca e a piani di gestione efficaci,
il recupero delle risorse marine".
Mentre è in corso l'azione a Bruxelles, la nave di Greenpeace
"Esperanza" è nell'Oceano Pacifico per una campagna contro la pesca
eccessiva dei tonni tropicali, come il "pinna gialla", il tonno
preferito dal mercato italiano. Purtroppo in quelle aree tale pesca
sta mettendo a rischio, oltre agli stock, anche il futuro degli
Stati Insulari del Pacifico che da essi dipendono.