Comunicato stampa - 20 ottobre, 2006
Il gruppo Unicredit e Deutsche Bank hanno informato la coalizione internazionale di organizzazioni non governative – in Italia Greenpeace e la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (CRBM) – di aver ritirato la partecipazione alla gara per finanziare due reattori nucleari nei pressi di Belene in Bulgaria.
I volontari di Greenpeace hanno distribuito oggi un volantino davanti alle filiali Unicredit per informare i consumatori sui progetti di investimento della banca italiana, che sta valutando la possibilità di finanziare la costruzione di un impianto nucleare a Belene, in Bulgaria.
Si tratta di reattori di tipo sovietico VVER 1000/320 come
quello che recentemente ha avuto un incidente a Temelin nella
Repubblica Ceca. La decisione arriva una settimana dopo che
l'agenzia di rating Standard & Poor's ha abbassato il giudizio
sull'azienda elettrica bulgara NEK proprio a causa della sua
partecipazione al 51 per cento al progetto nucleare di Belene.
Con la decisione di Unicredit e Deutsche Bank, il progetto
Belene ha perso gran parte del suo possibile sostegno finanziario:
la russa Atomstroyexport e la sua consociata tedesca Siemens
contavano sulla partecipazione della controllata di Unicredito
HVB/Hypovereinsbank e sulla Deutsche Bank. La cordata ceco-russa
Skoda/Alliance contava sul contributo di Unicredit e della sua
controllata ceca Zivnostenska Banka.
Venerdì scorso cittadini e ambientalisti in 23 Paesi hanno
protestato davanti alle filiali di Unicredit. In Italia la protesta
di Greenpeace è avvenuta di fronte al quartier generale di
Unicredit a Milano e in altre 10 città. In Germania migliaia di
cittadini hanno scritto cartoline di protesta a Deutsche Bank e
HVB, mentre era prevista una giornata di protesta in 60 città per
la prossima settimana.
"Prendiamo atto con soddisfazione della decisione di Unicredit
di ritirarsi dalla gara per il progetto di Belene. La dirigenza
dell'istituto di credito si è resa conto che i clienti non
gradiscono investimenti rischiosi come quelli sul nucleare"
dichiara Antonio Tricarico coordinatore della CRBM. "Si è
finalmente capito che non era il caso di erogare fondi a due
reattori nucleari di tipo sovietico in zona sismica".
"Ora bisogna guardare alle scelte di Enel in Slovacchia: è in
corso il progetto di fattibilità per il completamento di due
reattori sovietici di seconda generazione a Mochovce - più vecchi
come progetto di quelli di Belene - che costeranno almeno 1,6
miliardi di euro per poco più di 800 MW" aggiunge Giuseppe Onufrio,
direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.