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Ritorno all'isola del Diavolo. Monitoraggio all'isola di Montecristo

Pubblicazione - 26 novembre, 2006
Nel mese di giugno, Greenpeace effettua un'immersione di monitoraggio sui fondali di Montecristo. I risultati sono sconfortanti: non si vedono pesci di grossa taglia. Il fenomeno potrebbe indicare una certa pressione di pesca. E sarebbe pesca illegale, visto che l'Isola di Montecristo è soggetta a una tutela piuttosto rigida almeno dal 1971. Il PNAT - Ente gestore dell'Area Protetta dell'Isola di Montecristo - valuta con interesse le indicazioni di Greenpeace e autorizza un'ulteriore serie di immersioni effettuate tra il 10 e il 13 settembre 2006. Questo rapporto presenta i risultati di questa seconda serie di immersioni.

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Executive summary:

Nel corso della spedizione sono state effettuate 25 immersioni in 7 differenti siti. Si è trattato, in prevalenza, di immersioni di coppie di sub con autorespiratore ad aria, a profondità comprese tra 0 e 55 metri. Una coppia di subacquei ha inoltre effettuato un'immersione profonda (-65 metri) con autorespiratore ad aria caricato con Trimix 20/30, una miscela ternaria composta da ossigeno, azoto ed elio.

Al largo di Cala S. Maria, abbiamo notato un fondale interessante, ma molto meno popolato di un tempo. L'immersione profonda con miscela Trimix ci ha permesso di individuare, su un fondale di oltre 60 metri, un notevole spessore di detrito, che in passato non esisteva. Montecristo è stata oggetto, nel tempo, di alluvioni disastrose ed è quindi verosimile che queste alluvioni abbiano potuto causare localmente una notevole torbidità, danneggiando i popolamenti dei fondali.

La Caulerpa racemosa - un particolare tipo di alga che ha colonizzato ampie estensioni di fondale, insediandosi lungo gran parte delle coste italiane e del Mediterraneo - ricopre il 10 per cento circa dei fondali di Montecristo compresi tra i 10 e i 30 metri di profondità. In altre isole meno "verticali", come l'Elba, questa percentuale potrebbe essere anche maggiore.

Greenpeace ritiene utile indagare ulteriormente sull'invasione della Caulerpa racemosa e sull'aumento di torbidità delle acque costiere e segnala la necessità di gestire Montecristo non come semplice "isola", ma come elemento integrato nel sistema del Parco dell'Arcipelago Toscano, che a sua volta costituisce il margine sud est del triangolo del Santuario dei Cetacei del Mar Ligure. La gestione di Montecristo dovrebbe quindi essere avviata anche nella prospettiva di una tutela complessiva del Santuario dei Cetacei: Montecristo può diventare la sentinella di frontiera del Santuario.

Num. pages: 10

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