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Cosa finisce nella tua scatoletta di tonno?

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News - 26 ottobre, 2015
La classifica rompiscatole è tornata! Scopri quanto è sostenibile il tonno che acquisti

E' arrivata la quarta edizione della classifica “Rompiscatole”, che valuta la sostenibilità del tonno in scatola venduto in Italia: abbiamo analizzato i diversi marchi per aiutarti a decidere quale sia la scelta migliore per te e per l'ambiente.

A due anni dall’ultimo ranking, c’è chi scende e c’è chi sale: Mareblu, nonostante le promesse di bandire i metodi di pesca distruttivi, usando solo tonno da pesca a canna o senza FAD entro il 2016, oggi non arriva neanche allo 0,2% di prodotti sostenibili e finisce sul fondo. Nella maggior parte delle sue scatolette finisce infatti tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (baby-tuna) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe. Non è l’unico neo: Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria del marchio Mareblu, è stata recentemente coinvolta in uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei diritti umani lungo le sue filiere di produzione.

Non mancano però le buone notizie, e per la prima volta un marchio arriva in fascia verde: è ASdoMAR, seguito da Esselunga e Conad. Rio Mare, leader del mercato italiano, resta al quarto posto perché dimostra di voler mantenere gli impegni, ma non ha fatto ancora abbastanza. Con il vostro aiuto e la nostra classifica siamo riusciti davvero a fare passi avanti: solo cinque anni fa, quando abbiamo iniziato questa campagna, quasi nessuna azienda aveva adottato criteri di sostenibilità nella scelta del tonno da mettere nelle scatolette e non forniva alcuna informazione in etichetta!

C’è ancora molto da fare: il primo passo adesso è chiedere a Mareblu di mantenere gli impegni presi e smettere di svuotare il mare! DIGLIELO ANCHE TU!

Scarica l’infografica con la classifica Rompiscatole

 

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