Questo sito utilizza cookie tecnici propri per migliorare la tua navigazione e cookie di terze parti per analisi statistiche e condivisione dei contenuti. Procedendo con la navigazione acconsenti all'uso di tutti i cookie. Per saperne di più clicca qui.

Indovina che c’è in scatola

1 commento
News - 9 giugno, 2014
Abbiamo messo sotto la lente di ingrandimento numerose etichette di tonno in scatola: i nostri volontari hanno “indagato” su 4.095 confezioni di 14 aziende (20 marchi) nei negozi di 21 città italiane.

Al vaglio dei nostri “Sherlock Holmes” diversi prodotti (come tonno all’olio d’oliva, al naturale, etc.), sia in lattina che in vetro, per controllare nome comune della specie di tonno, nome scientifico, area di pesca (oceano di origine e specifica area FAO) e metodo di pesca.

Passi avanti per Calvo/Nostromo, Mareblu, Generale Conserve/As do Mar e Conad che hanno scelto una maggiore trasparenza verso i consumatori, mentre restano ancora al palo alcuni marchi come Mare Aperto/STAR e Carrefour. In assoluto, pur non facendo grandi progressi, resta elevato il livello di informazione ai consumatori di Coop e Esselunga.

La nostra prima indagine a novembre 2011 e la più recente tra gennaio e marzo 2014, parlano chiaro: la pressione dei consumatori ha convinto molte imprese che la trasparenza non è un optional!

Se nel 2011 infatti solo il 7% delle etichette indicava l’area di pesca e appena il 3% il metodo di pesca usato, oggi il nome comune e quello scientifico della specie sono sempre più presenti.

Undici marchi hanno aumentato le informazioni sull’area di provenienza del pescato, ma i dati sul metodo di pesca restano un punto critico.

Cinque delle otto specie di tonno della filiera commerciale, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia, sono in pericolo per via di metodi di cattura distruttivi, oltre che di pesca eccessiva ed illegale.

Palamiti e reti a circuizione con “sistemi di aggregazione per pesci” (FAD), causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine!

Per questo chiediamo al settore conserviero di garantire piena tracciabilità e trasparenza, di non usare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD.

La nostra indagine ha dimostrato che il cambiamento, grazie alle scelte consapevoli dei consumatori, è possibile.

Controlla la nostra tabella e scopri chi ha fatto progressi nelle etichette del tonno in scatola

Categorie
1 Commento Aggiungi commento

(Unregistered) Leopoldo ha detto:

Non mangio più tonno da anni e ne sento tanto la mancanza.. potrò, un giorno, tornare a mangiare un buon filetto di tonno senza romperlo col grissino?

Posted 22 giugno, 2014 a 19:44 Segnala un abuso Reply

Invia un commento 

Per inviare un commento devi essere registrato.