Vestito con l’abito delle feste degli Indios, Evo Morales, presidente boliviano, ha appena terminato il suo intervento alla Cop15 lanciando una proposta davvero interessante che già raccoglie consensi, quella di istituire, nell’ambito delle Nazioni Unite, un tribunale ambientale che giudichi chi non rispetta il Protocollo di Kyoto e gli altri trattati sul clima che verranno. Giustizia, ci vuole giustizia, questo chiedono a gran voce i rappresentanti di molti Paesi in via di sviluppo a questa conferenza. E’ nata anche una nuova parola, “giustizia climatica”, usata da una vasta coalizione di Ong per chiedere che si presti attenzione alle nazioni che per prime soffriranno del cambiamento climatico, quelle piu’ povere.
Sulla stessa linea il film “La sindrome del Titanic”, che ieri sera ho avuto la fortuna di vedere in anteprima mondiale. Il regista, Nicolas Hulot, strepitosa figura dell’ambientalismo oltralpe, ha messo ancora una volta insieme il tema della povertà e della diseguaglianza con quello della crisi ambientale. Stamattina, in una improvvisata conferenza stampa, hanno ripreso il concetto Kumi Naidoo, direttore generale di Greenpeace, Wangari Maathai, premio nobel africano e Marina Silva, ex ministro dell’ambiente brasiliano. Una squadra da brivido per infondere ottimismo in queste ultime ore di conferenza in cui ci si gioca tutto.

Non ho ancora capito, gli amici calciofili mi aiutino, se siamo ai tempi supplementari o ai calci di rigore. Di certo so che noi non abbiamo un rigorista. Sta parlando ora un Capo di stato con le stampelle, il nostro premier dolorante invece non ha ritenuto di partecipare.
E se lo avesse fatto non avrebbe tirato in porta. Meglio così.