Se stai leggendo queste righe, è molto probabile che tu abbia già visto qualche immagine – un video o una foto – dell'azione di lunedì al largo della piattaforma Vega A, davanti la costa di Pozzallo, in Sicilia, nel bel mezzo del Mediterraneo.

Avrai visto un gommone volante, e un parapendio a motore giallo come il sole, con una bandiera che sventola di qua e di là dicendo "Go solar".

Cosa hai pensato?
Che ti sia venuto in mente che era un bellissimo spettacolo o che tu abbia pensato "Questi di Greenpeace sono matti", non importa. Per noi conta che tu sappia cosa c'è laggiù, in mezzo al mare.

Mezzo milione di metri cubi di liquidi di scarto iniettati illegalmente sotto i fondali. Li chiamano "rifiuti speciali".

Su questa discarica marina in mezzo al Mediterraneo, si è aperto un processo. Sotto inchiesta sono finiti alcuni dirigenti Edison – questa piattaforma per il 60% appartiene a Edison e per il restante 40% a Eni - ma non c'è stato niente da fare: non per i pesci, non per le tartarughe, non per gli abitanti del posto. Il reato è prescritto. Edison ed Eni invece vanno avanti: a loro è stato concesso di allargarsi, scavare nuovi pozzi, installare una nuova trivella, continuare a sfruttare goccia dopo goccia il petrolio, una fonte pericolosa, vecchia, sporca.

Ecco perché siamo andati fin laggiù con un gommone volante e un paramotore.

Abbiamo partecipato tutti a qualcosa di spettacolare: un pacifico messaggio volante per ricordare che l'unica soluzione alla crisi energetica che squarcia il mondo sono le rinnovabili. I pannelli solari sui tetti delle scuole e delle case, degli ospedali: un'energia pulita, distribuita equamente, democratica.

Prima di chiudere queste righe (sto scrivendo dal ponte di questo veliero che è la Rainbow Warrior), voglio però aggiungere ancora qualcosa.

A me non capita spesso di salire sulle navi. Per lavoro twitto e posto per Greenpeace e anche stavolta ho trovato, fra i commenti dei nostri post sull'azione "volante", qualcuno che si lamenta del fatto che i nostri gommoni vanno a benzina.
Ecco, il punto è proprio questo: sì, è innegabile, ci sono dei gommoni che vanno a benzina. Li usiamo pubblicamente. E li usiamo perché quel che può fare Greenpeace è mostrare al mondo intero quello che poche aziende senza scrupoli, ma con molti profitti, stanno facendo al nostro Pianeta. Puntare il dito contro un gommone (stavolta, peraltro, volante!) di Greenpeace che sfida la piattaforma più grande del Mediterraneo, è come vedere il dito e non la luna, è una retorica in malafede.
Mentre le compagnie petrolifere, in Sicilia come nell'Adriatico - per restare a casa nostra - continuano indisturbate a fare profitto sulle spalle dell'ambiente.

Allora, dovendo scegliere, da che parte stai?

Carlotta Giovannucci, social media editor  Greenpeace Italia