In un nuovo rapporto denunciamo il traffico di legno illegale che, dall’Amazzonia brasiliana, viene esportato in diversi Paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia.

Per la seconda volta in un anno, abbiamo scoperto importazioni di legno tropicale brasiliano da parte di aziende italiane, come Arnosti Legnami e Wellness Italia, specializzate in pavimentazione da esterni.

Nei mesi di agosto e settembre, i nostri attivisti hanno infatti monitorato, tramite localizzatori GPS nascosti, dei camion che trasportavano legno: è emerso così che di giorno questi camion partivano vuoti e viaggiavano nel profondo della foresta amazzonica, nelle aree dove il taglio è vietato. Quando scendeva la notte, venivano usati per trasferire il legno da queste aree illegali a tre segherie di Santarém, centro dell’industria dello stato del Pará.

Le segherie dichiaravano ufficialmente di ricevere il legame da fornitori con le concessioni forestali in piena regola, ma i nostri controlli hanno mostrato una realtà ben diversa. Il taglio del legno spesso non è avvenuto nelle aree autorizzate o il volume dei tronchi tagliati legalmente è molto minore e non corrisponde affatto a quello che le segherie hanno dichiarato di ricevere.

Truffa riuscita:  i documenti ottenuti attraverso questa frode rendono possibile vendere come legale il legno tagliato illegalmente!

Le tre segherie di Santarém hanno poi rifornito alcuni esportatori che hanno venduto il legname in Europa, Cina, Giappone e Stati Uniti. Uno degli esportatori è Ipezai Comércio de Madeiras, che ha acquistato il legname alla segheria Comercial de Madeiras Odani.

Odani era sotto embargo già da prima, quindi operava illegalmente, e il 16 ottobre scorso ha subito un’ispezione dalla polizia ambientale dello stato del Pará, che ha sequestrato tutto il legname e ha multato l’azienda.

Adonijah Milk, il responsabile della segheria Odani ha addirittura ammesso di fronte alle telecamere di Globo, la TV più importante in Brasile, che non conosce l’origine del legno che acquista. “Riceviamo i tronchi, ma non sappiamo se lo hanno tagliato nelle loro concessioni o se lo vanno a prendere nei dintorni, perché non andiamo a controllare”.

Abbiamo così scoperto che Arnosti Legnami e Wellness Italia sono due delle aziende italiane che hanno acquistato legno dall’esportatore Ipezai nel periodo monitorato.

E non è tutto qui: siamo finiti anche sulle tracce di importazioni da Ipezai effettuate dopo l’entrata in vigore il Regolamento Europeo del Legno (European Union Timber Regulation – EUTR), che regola l’immissione e commercio di legno opportunamente tracciato (e che rispetti la cosiddetta “Dovuta Diligenza”), accompagnato da documenti che ne dimostrino l’origine e quindi la legalità. Quattro importatori italiani sono stati identificati per questo periodo: Art e Parquet, Luca Bolotti Legni Tropicali, Ravaioli Legnami e Tropical Wood.

Le specie legnose provenienti dall’Amazzonia come ipé, jatobá, cumarú, massaranduba e garapa sono a rischio. Per estrarre questo legno pregiato, la foresta viene frammentata e degradata: vengono create appositamente strade che consentono alle aziende agricole e dell’allevamento un accesso più facile per il successivo taglio a raso. In una parola: l’estrazione di questo legno apre le porte alla deforestazione selvaggia.

Non vogliamo essere complici di questo scempio, le autorità devono intervenire sia in Brasile che nei Paesi di importazione.

E gli importatori italiani devono commerciare solo con i fornitori in grado di garantire la legalità del legno, nel rispetto delle leggi, delle foreste e dei popoli indigeni che le abitano!

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Esperanza Mora, Campaigner Foreste