Leggo i titoli dei giornali e sembra che tutto sia finito, la storia finisce perché gli Arctic 30, detenuti ingiustamente in Russia, dopo tre mesi tornano finalmente a casa dalle loro famiglie. Dal mio punto di vista questa non è una fine, ma anzi siamo solo all'inizio! Col nostro sacrificio siamo riusciti a portare il delicato tema delle perforazioni petrolifere nell'Artico sotto gli occhi di tutti, e non è certo il momento di fermarsi ora, perché purtroppo la piattaforma Pirazlomnaya della Gazprom ha cominciato le estrazioni di petrolio qualche giorno fa, proprio mentre a noi veniva concessa l'amnistia.

È ridicolo che io sia tornato in libertà perché amnistiato. La nostra unica colpa è stata documentare i piani folli di una tra le grandi multinazionali che si riservano il diritto di sfruttare e mettere a rischio l'Artico; eravamo lì per mostrare al mondo quello che succede a quelle latitudini proibitive, e ancor peggio i rischi di una probabile catastrofe. Come risultato siamo stati arrestati e rinchiusi, complici un sistema legale in Russia "non proprio efficiente", e un sistema mediatico controllato in buona parte dalla Gazprom. Hanno cercato di metterci a tacere, ma a quel punto voi tutti avete reagito con una forza incredibile, milioni di persone in tutto il mondo hanno capito l'ingiustizia di quello che stava succedendo, e uniti abbiamo fatto la differenza.

 

Ho sempre pensato che la prova più difficile sia convincere la gente che il cambiamento è davvero possibile, e adesso ho qualche speranza in più, perché siamo la maggioranza e insieme possiamo fermare chi sta cercando di rendere il pianeta un luogo sempre meno vivibile, meno piacevole e pulito, mettendo a rischio la vita degli animali così come di noi stessi. La mobilitazione mondiale è stata forse il motivo della nostra liberazione. Spero che a breve, un impegno simile da parte di tutti, contribuirà alla fine dello sfruttamento dell'Artico, e che questo possa finalmente diventare un santuario protetto.

Cristian D'Alessandro