Quanto sono gravi i cambiamenti climatici e cosa possiamo/dobbiamo fare per contrastarli? Basandoci sull’ultimo report dell’IPCC e su altri recenti studi, ecco la nostra opinione su cosa bisogna conoscere in relazione a questo fenomeno e su quali sono le politiche da attuare per combatterlo.

1. Chi ci governa annuncia, ma nella realtà poche cose accadono

Chi ci governa continua a parlare della necessità di agire per contrastare i cambiamenti climatici, per lo più annunciando che occorre ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera, poiché queste causano l’aumento della temperatura del Pianeta.  Ma nonostante ciò, a parte gli sforzi dell'UE che sta riducendo le proprie emissioni, la realtà è che i governi del mondo annunciano ma fanno poco o nulla e le emissioni continuano ancora a crescere. Dal 2000 al 2010, le emissioni di gas serra sono cresciute più velocemente di quanto mai accaduto in precedenza. La ragione? Stiamo bruciando una sempre maggiore quantità di combustibili fossili. L’avvertimento lanciato dagli scienziati del clima è chiaro: dobbiamo eliminare completamente le emissioni di origine antropica.

2. Non agendo, le cose peggioreranno

I tempi stringono e le conseguenze del non agire potrebbero essere gravi. Senza un taglio rapido delle emissioni, il clima sulla Terra diventerà caotico e instabile. Aumenteranno i roghi di foreste, ci saranno ondate di calore mortali e la perdita di produzioni di cibo potrebbe diventare una nuova costante. Con l’aumento della temperatura di aria e oceani, i fenomeni metereologici estremi diventeranno sempre più frequenti. Con l’innalzamento del livello dei mari, gli stati insulari tropicali verranno sommersi e città come Venezia, Londra e New York saranno in serio pericolo. I tassi di estinzione aumenteranno e gli ecosistemi saranno minacciati dal collasso.

3. Possiamo ancora farcela

Finora, la temperatura media della superficie del Pianeta è aumentata di circa 0.85° C se comparata all’era pre-industriale. Ma ciò è bastato per causare fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai più grandi, l’aumento dei livelli dei mari, la migrazione di alcune specie. I leader mondiali si sono accordati per tenere il riscaldamento globale al di sotto del tetto dei 2°C entro il 2050, nella speranza di impedire impatti molto pericolosi. I più recenti studi scientifici dimostrano che, con l’aumento di 2°C, alcune zone del Pianeta potrebbero comunque soffrire molto. Per questa ragione, più di 100 nazioni stanno chiedendo misure per tenere l’aumento della temperatura del Pianeta al di sotto di 1,5°C. La buona notizia è che tutto questo, secondo l’IPCC, è ancora possibile. Per raggiungere questo obiettivo, dovremo ridurre i gas serra di almeno il  70 per cento entro il 2050. Abbiamo 35 anni per riuscirci ma dobbiamo iniziare a farlo da subito.

4. Abbiamo bisogno di un cambiamento

Da dove derivano le emissioni di gas serra e come possiamo liberarci di esse? Bene, la maggior parte delle emissioni proviene dalla combustione di fonti energetiche fossili – carbone, petrolio e gas naturale. Se vogliamo contrastare i cambiamenti climatici, dovremo trasformare il nostro intero sistema energetico e fermare le estrazioni e l’uso di combustibili fossili. Le fonti rinnovabili sono già una realtà in grado di sostituire - insieme all’efficienza energetica - i combustibili fossili. Dobbiamo inoltre fermare la deforestazione, produrre cibo più sostenibile e sostituire i processi industriali dannosi e le emissioni nocive con alternative pulite.

5. I nemici pubblici numero uno: carbone e trivellazioni in Artico e a mare 

Il carbone è la più sporca tra le fonti fossili. Secondo il New Climate Economy Report, sarebbe causa del 73 per cento dell’emissioni derivanti dalla produzione di elettricità. Ciononostante, tra il 2000 e il 2010 il suo consumo è cresciuto rapidamente, soprattutto in Asia. In Italia, il carbone causa ogni anno circa 500 morti premature.

Le trivellazioni in mare sono un altro grande pericolo, sia per il clima che - direttamente - per il mare. Per fermare i cambiamenti climatici non va estratto altro petrolio. Dunque non ha senso mettere in pericolo ecosistemi meravigliosi e vitali per tutti noi come il Mediterraneo o l’Artico, quando abbiamo già a disposizione alternative pulite e sostenibili come le fonti rinnovabili.

6. Le rinnovabili scalpitano, sono in rampa di lancio

Le energie rinnovabili stanno crescendo velocemente e stanno diventando sempre più economiche. Il vento è, al momento, la più conveniente tra le fonti di nuova elettricità in un numero crescente di zone, mentre i prezzi del solare sono calati dell’80% dal 2008 e ci si attende che continuino a diminuire.

Dal 2005 al 2012, l’energia eolica è cresciuta di 5 volte mentre l’energia solare è cresciuta di ben 25 volte. Le fonti rinnovabili coprono oggi un quinto di tutti i consumi finali di energia nel mondo, ed una quota ancora maggiore per quanto riguarda l'elettricità. In Italia coprono il fabbisogno elettrico per circa il 40 per cento. Ad agosto, le rinnovabili hanno generato il 48,9 per cento dell’elettricità nazionale e coperto il 45,4 per cento della richiesta elettrica.

Seguendo questo trend, nel 2030 solo il vento potrebbe fornire un quinto di energia elettrica globale e nel 2050 il sole potrebbe essere la fonte di alimentazione principale del mondo. Anche se questo cambiamento è già in corso, c’è bisogno che avvenga più velocemente. I governi devono rendere ancora più conveniente investire sulle rinnovabili piuttosto che sulle fonti fossili.

7. Possiamo farcela senza nucleare e CCS

In principio l’energia nucleare e le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) avrebbero dovuto contribuire a ridurre le emissioni. In pratica, questo non sembra essere mai successo, quantomeno non in larga scala.  L’energia nucleare, che al momento provvede a coprire il 10.8 per cento della produzione energetica mondiale, è sul viale del tramonto (tra le altre Giappone, Francia e Germania, stanno spegnendo del tutto o in parte i propri reattori). I reattori presenti sul Pianeta invecchiano e lo sviluppo di nuovi che li sostituiscano è costoso e prevede costi nascosti. Inoltre, non abbiamo ancora capito come sbarazzarci delle scorie nucleari.

Lo stesso vale per CCS, tecnologia costosa e che non ha mostrato risultati apprezzabili. Infatti la cattura e stoccaggio della CO2, oltre che essere molto cara, necessita di così tanta energia e così tanta acqua da rendere questa tecnologia un non senso economico. Ad oggi, gli unici progetti di CCS in grado di andare avanti sono quelli che prevedono di estrarre ulteriore petrolio dalla terra. La prima e unica centrale attiva con CCS (progetto Boundary Dam in Canada) si basa proprio su quest’idea: la CO2 “presa” dal carbone viene utilizzata per estrarre del petrolio altrimenti non estraibile. Il risultato è dunque che del petrolio che sarebbe rimasto sotto terra viene invece estratto e bruciato: difficilmente è questo quello di cui abbiamo bisogno per fermare i cambiamenti climatici.

8. Pericolo, non toccare!

Per evitare che il clima vada in tilt, abbiamo bisogno di lasciare dove sono buona parte di carbone, petrolio e gas presenti nel sottosuolo. Se ci proponiamo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C, il massimo che possiamo permetterci di utilizzare è circa 1/5 delle riserve. Ma, considerato il potenziale delle rinnovabili, continuare a insistere cercando nuovi giacimenti di petrolio sarebbe solo una costosa e sconsiderata perdita di tempo.

9. Agire non è costoso. Non agire, sì.

Il costo dell’azione è decisamente inferiore al costo dell’inazione. Gli scienziati hanno provato a far emergere quanto ci costerebbe il contenimento del riscaldamento globale, e hanno “scoperto” che non è affatto costoso. L’economia mondiale continuerebbe a crescere, anche se a ritmi più lenti di circa lo 0,06 per cento.

E questa stima non include i vantaggi dell’agire, o meglio gli svantaggi del non agire!

Ad esempio, la mortalità da inquinamento atmosferico in Cina è al momento valutata al 10 per cento del PIL. Il costo, in termini economici ma anche umani, di eventi atmosferici estremi come la recente alluvione di Genova è sotto gli occhi di tutti.

Il passaggio alle energie rinnovabili inoltre sarebbe un bene, oltre che per l’economia, anche per l'occupazione. Le rinnovabili, che solo in Italia occupano nel 2013 oltre 63 mila persone, possono crescere in modo economicamente conveniente, contribuendo a tagliare, da qui al 2030, le emissioni di CO2 di oltre 1,2 miliardi di tonnellate complessive. Questo, inoltre, portando a quota 100 mila il numero di occupati nel settore al 2030, con un valore aggiunto cumulato di 175 miliardi.

10. Insieme, per un futuro giusto e rinnovabile

I paesi più ricchi hanno già emesso grandi quantità di CO2 negli ultimi decenni - questo è essenzialmente il modo grazie a cui si sono sviluppati - e portano con sé la maggior parte della responsabilità dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo ora. Ironia della sorte, coloro che hanno contribuito meno al problema, i Paesi più poveri al mondo, sono e saranno quelli colpiti più duramente. Nel mezzo ci sono Paesi in rapido sviluppo come la Cina, con emissioni pro capite già superiori a quelle europee, che diventeranno sempre più l’ago della bilancia nell’azione per il clima.

Per salvare il clima, dobbiamo trasformare l'intero settore energetico globale in poco tempo. E per farlo, dovremo agire in un’unica direzione. I politici di tutto il mondo dovranno concretizzare i propri impegni, considerando efficienza e rinnovabili come una possibilità di sviluppo e non come un costo. Lo dice la scienza, lo chiedono i cittadini: le energie fossili sono il passato, il futuro è rinnovabile!

 

Luca Iacoboni - Campaigner Energia e Clima